Stomachion

martedì 21 gennaio 2020

Un condensato spettrale

La Moldavia è martoriata dalla guerra civile e, come al solito, gli americani decidono di esportare la pace utilizzando il loro efficientissimo esercito. Il problema è che, nella loro opera "pacificatrice", si imbattono in una specie di fantasma elettrico in grado di uccidere i militari semplicemente attraversandoli. Ovviamente non riesco a vedere nulla di più che delle vaghe scariche di elettricità statica che sembrano possedere una forma umana. Così decidono di chiamare Mark Clyne, ricercatore che sviluppa nuove armi per il governo, una specie di Tony Stark governativo, per semplificare. Il buon dottore, così, va in Moldavia dotato della sua migliore tecnologia per scoprire chi o cosa sta uccidendo i militari statunitensi.
Questa, in breve, la trama di Spectral, film di fantascienza di Nic Mathieu distribuito da Netflix. Nonostante la presenza di un personaggio come Clyne, stringi stringi il film si regge essenzialmente sul ritmo incessante e gli ottimi effetti speciali, mentre a livello di trama cavalca il nuovo periodo di tensione tra USA e Russia per costruire una storia che sembri credibile, ma che come al solito si riduce all'essenziale: gli altri combinano i guai e poi arriviamo noi americani, soli al mondo e decimati dalle circostanze, a risolvere la situazione.
Nel mentre della visione, però, si resta catturati dal flusso, per cui il pensiero, che pure nasce durante il discorso del generale statunitense a ciò che resta del suo esercito, viene rapidamente accantonato, travolto dal ritmo cinetico e dalla scoperta scientifica dietro questi misteriosi esseri evanescenti: il condensato di Bose-Einstein.
Questi non è altro che uno stato della materia predetto a partire dagli articoli di Satyendra Nath Bose e Albert Einstein tra il 1924 e il 1925. Si presenta quando un insieme di bosoni viene portati a temperature estremamente basse prossime allo zero assoluto (all'incirca -273 °C). In queste situazioni gli effetti quantistici, che sono normalmente microscopici, diventano macroscopici.
Nel 1938 Fritz London suggerì che il condensato di Bose-Einstein fosse alla base della superfluidità dell'elio-4 e della superconduttività, però il primo condensato vero e proprio scoperto (o realizzato) in laboratorio è datato 1995, prodotto da Eric Cornell e Carl Wieman presso l'università del Colorado con un gas di rubidio. Per i due questo vinsero il Nobel per la Fisica nel 2001 insieme con Wolfgang Ketterle, che nel frattempo aveva fatto la stessa cosa al MIT con un gas costituito da atomi di sodio.
S. N. Bose (1924). "Plancks Gesetz und Lichtquantenhypothese". Zeitschrift für Physik. 26 (1): 178–181. doi:10.1007/BF01327326.
A. Einstein (1925). "Quantentheorie des einatomigen idealen Gases". Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschaften. 1: 3. (pdf)

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