Torniamo al nostro riff e facciamo un salto fino al 1974 quando i britannici The Rubettes lo propongono in Sugar Baby Love. Ed questa versione ottiene una cover italiana, Dolce angelo di Mino Reitano, in cui il bop-shoo-waddy si trasforma nel "nostro" uacciu uari uari. E questa versione del riff la ritroviamo in un grande successo della musica italiana, Centro di gravità permanente, una delle tracce de La voce del padrone, undicesimo nonché più noto album in studio di Franco Battiato.
La cosa più interessante della canzone, però, non è tanto il riferimento scientifico al centro di gravità permanente, che effettivamente non è così permanente visto che anche i pianeti e le stelle si muovono in un universo che non sta letteralmente mai fermo, ma questo passaggio in particolare:
Non sopporto i cori russiNon credo ci sia un modo migliore di prendere in giro un certo modo di criticare la musica italiana, anche quella a noi contemporanea, se non con un testo come questo, soprattutto se la confrontiamo con il video ufficiale, che vi metto qui sotto, dove non solo l'interpretazione di Battiato risulta distaccata, ma persino il balletto ideato è una evidente parodia dei ballatti usati per la musica mainstream. E visto che Centro di gravità permanente aveva e ha tutt'ora tutti gli elementi a posto per essere un pezzo mainstrem, nel senso di pezzo di successo, la critica ha ancora più forza e attualità: Vorrei concludere questo breve omaggio a Battiato con You are my sister interpretata insieme con Antony and The Johnsons:
La musica finto-rock, la new wave italiana, il free jazz punk inglese
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