Dopo aver letto i due volumi di Oninbo, ho voluto proseguire quasi subito dopo con Insetti infernali pensando che in qualche modo Hideshi Hino avrebbe proseguito, visto il titolo, con quel tema. E invece siamo di fronte a un'opera completamente diversa e decisamente molto più matura. E lo si capisce sin dalle pagine iniziali che già dicono al lettore come finirà la storia per la protagonista, Yuri: male.
L'opera, pubblicata nel 1988 per un pubblico femminile, propone una ansiogena e oscura interpretazione del tema delle case infestate, che in effetti era stato in qualche modo già trattato da Hino già in Oninbo. C'è, però, un'aggiunta molto interessante: il personaggio malvagio del manga, infatti, è un entomologo di fama mondiale, che però esercita sulle sue vittime un'attrazione paragonabile a quella descritta da Bram Stoker in Dracula. Yuri, però, a differenza di Mina, si ritrova coinvolta in una serie di incubi sempre più spaventosi fino a che questi non diventano reali nella loro pericolosità. E' proprio il caso di dirlo: la giovane protagonista si ritrova ben presto in trappola come una mosca nella tela di un ragno.
D'altra parte Hino, avendo preso come tema collaterale quello della paura degli insetti, pur inserendo un paio di scene che potrebbero avere un qualche spunto erotico, scava senza pietà nell'orrore più puro, facendo sì che l'attrazione verso la casa degli insetti (non verso il suo abitante, soprannominato signore degli insetti), sia quanto più spaventosa possibile. Forse sarebbe più corretto paragonare Yuri a Jonhatan più che a Mina, visto che la ragazza, così come il segretario viene tormentato dalle succubi di Dracula, viene tormentata dagli insetti dell'entomologo in esperienze all'inizio più psicologiche che reali.
Alla fine non c'è scampo, non c'è alcuna consolazione. A meno di non parteggiare per il signore degli insetti.
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