Ritornano le avventure marine di Malcolm De' Paperoni, l'avo corsaro di corsaro di Paperone sviluppato sulle pagine di Topolino da Vito Stabile nella serie Il corsaro che con Le parole giuste, storia in due tempi sempre disegnata da Mario Ferracina, affronta il tema del rapporto di lontanaza con i genitori, che come abbiamo visto nel primo episodio della serie non sembravano capire né apprezzare il desiderio di esplorare il mondo espresso da loro figlio.
L'episodio nello specifico, però, propone anche altri spunti interessanti, iniziando dalle differenze, già sottolineate nel mio precedente articolo, tra corsari e pirati, e qui sottolineati grazie alla presenza di un pirata, tale Billy Blackwing, flagello degli oceani e della flotta inglese. In effetti è proprio il confronto con quest'ultimo e con la sua storia che fa comprendere a Malcolm l'errore che commetterebbe nel non mantenere i rapporti con i suoi genitori. E, in qualche modo, anche il confronto con Elaine, la cartografa della Falcon Rover, arricchisce, seppur non in maniera così diretta, il personaggio di Malcolm: anche la giovane corsara, infatti, è lontata dai suoi genitori, che invece sono degli esploratori dispersi chissà dove. Sarà poi interessante vedere come si evolverà il rapporto tra i due, con Stabile che sembra suggerire che Elaine possa diventare la futura moglie di Malcolm.
L'elemento narrativo più interessante, però, è il viaggio che i nostri svolgono all'interno del famigerato Triangolo delle Bermude, una zona di mare che è diventata leggendaria nella seconda metà del XX secolo per una serie di apparentemente inspiegabili sparizioni e affondamenti, ritenuti da una minoranza piuttosto rumorosa superiori rispetto alla norma, cosa smentita dai dati raccolti dalla guardia costiera statunitense. La cosa interessante di questa leggenda metropolitana, o forse si dovrebbe dire oceanica, dei nostri tempi è che, pur di mantenere viva la storia di maledizioni di quella zona di mare è stata applicata una sorta di retrocontinuity alla storia forzando le sparizioni del secolo precedente per confermare la fama terribile del Triangolo. Tale mitologia inizia tra il 1950, anno di uscita di un articolo di Edward Van Winkle Jones, e il 1952, con un secondo articolo di George Sand, quest'ultimo più di successo, ma entrambi incentrati sulle presunte sparizioni di navi e aerei nella zona. Da lì in poi si susseguirono le ipotesi pseudoscentifiche su queste presunte sparizioni, inclusa l'ipotesi ufologica avanzata nel 1974 da Charles Berlitz e altri autori coevi.
Ovviamente tale fama è diventata terreno fertile per le opere di fiction, dai romanzi ai film senza dimenticare i fumetti, proprio come Le parole giuste. In questo caso Stabile ha abbracciato una spiegazione naturale della fama descrivendo una zona coperta da una forte coltre di nebbia al cui centro si trova un'isola limacciosa, ma sufficientemente solida da far incagliare le navi e permettere ai superstiti di poter vivere lì sopra. La cosa curiosa di questa scelta è che, stando alle carte delle correnti, quella potrebbe essere una delle zone in cui si trovano a navigare le isole di plastica presenti sulla superficie dei pianeti, essendo il Triangolo al confine con il Mar dei Sargassi, ma questa delle isole di plastica, come si suol dire, è un'altra storia.
Il resto dello spazio lo dedico a Il mondo di ghiaccio, saga di Bruno Enna e Giuseppe Facciotto che, giunta al terzo episodio, svela ai lettori il cattivo della faccenda. Il motivo per cui la scoperta della sua identità non mi ha stupito, però, non è tanto legato a quanto fosse o meno scontato, ma alla sostanziale indifferenza di questa informazione, indice di quanto la storia mi stia catturando. Il problema essenziale, che già iniziava a emergere nella precedente avventura delle Streghe vulcaniche, è nel florilegio di streghe presenti in questo mondo (poco) urban (e molto) fantasy congengato da Enna, e che in qualche modo si rende conto della questione visto che mette in bocca a ben due personaggi diversi la significativa battuta scienza e magia non vanno d'accordo. In fondo Enna sta cercando di riproporre la stessa formula che diede il successo a Witch nei fumetti e alle Wynx in televisione, costrunedo o forse sarebbe meglio dire ricostruendo un mondo che nel fumetto disneyano ha sempre funzionato bene per via dei toni umoristici con cui è stato utilizzato iniziando, per esempio, da grandi autori come Carlo Chendi e Luciano Bottaro. Se poi aggiungiamo il fatto che questi stessi elementi furono, almeno personalmente, alla base della mia disaffezione all'epoca del serial Streghe direi che il quadro è completo e, in ogni caso, è assolutamente indipendente dalla capacità dei due autori di sviluppare questo specifico sottogenere del fantastico.
E', però, fuori di dubbio che siamo solo all'inizio del percorso di sviluppo di questo mondo particolare da parte di Enna, cosa che invece differenzia Casty che sta per proporre ai lettori un nuovo tassello della ricerca di Atlantide da parte di Eurasia Tost, Topolino e Pippo: in chiusura di numero, infatti, ecco il prologo de La spectralia antartica, attesissimo nuovo capitolo della sgaga atlantidea castyana. L'hype per il #3570 si fa decisamente alto!
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