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In realtà il personaggio di Arlecchino è più vecchio della maschera stessa: le sue origini, infatti, risalgono al mondo contadino. Era, infatti, un demone, come riporta nel XII secolo Orderico Vitale nella sua storia Ecclesiastica dove racconta di un corteo di anime morte guidate da un demone della famiglia degli Herlechini. D'altra parte lo stesso Dante Alighieri usa un demone dal nome molto simile nell'Inferno: Alichino.
Il nome, operò, sembra avere origine nel tedesco Hölle König, re dell'inferno, che diventa prima Heleking e quindi Harlequin. Il nome e la leggenda cui è legato è evidentemente la trasformazione cristiana dell'inquieta cavalcata pagana di spiriti inquieti guidati da una divinità differente di luogo in luogo. Con la diffusione del cristianesimo, questa credenza si trasformò in una schiera di dannati condotti all'inferno da un demone. L'Arlecchino teatrale, invece, è un rappresentante del popolo, a volte arguto, più spesso sciocco, nel ruolo di un servo poco efficiente: l'attore interpreta i panni di Arlecchino che, a sua volta, diventa un personaggio ogni volta diverso, ma con l'unico obiettivo di ottenere in scena l'effetto comico.
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Anche di questo racconto, come di molti altri dello scrittore britannico, esiste una versione a fumetti, opera di John Bolton che con stile pittorico ed evocativo realizza una versione fedele, realistica e al tempo stesso fantastica del bellissimo racconto di Gaiman.
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