Arlecchino è, insieme con Pulcinella, una delle maschere più famose d'Italia. Simbolo del carnevale, è originario di Bergamo. A renderlo famoso daprima in tutta Europa ci pensò l'attore, sempre bergamasco, Alberto Naselli (c'è qualche incertezza sul nome), meglio noto come Zan Ganassa, che a metà Cinquecento ne indossò i panni nei teatri di Spagna e Francia.
In realtà il personaggio di Arlecchino è più vecchio della maschera stessa: le sue origini, infatti, risalgono al mondo contadino. Era, infatti, un demone, come riporta nel XII secolo Orderico Vitale nella sua storia Ecclesiastica dove racconta di un corteo di anime morte guidate da un demone della famiglia degli Herlechini. D'altra parte lo stesso Dante Alighieri usa un demone dal nome molto simile nell'Inferno: Alichino.
Il nome, operò, sembra avere origine nel tedesco Hölle König, re dell'inferno, che diventa prima Heleking e quindi Harlequin. Il nome e la leggenda cui è legato è evidentemente la trasformazione cristiana dell'inquieta cavalcata pagana di spiriti inquieti guidati da una divinità differente di luogo in luogo. Con la diffusione del cristianesimo, questa credenza si trasformò in una schiera di dannati condotti all'inferno da un demone.
L'Arlecchino teatrale, invece, è un rappresentante del popolo, a volte arguto, più spesso sciocco, nel ruolo di un servo poco efficiente: l'attore interpreta i panni di Arlecchino che, a sua volta, diventa un personaggio ogni volta diverso, ma con l'unico obiettivo di ottenere in scena l'effetto comico.
In un certo senso Neil Gaiman con Arlecchino a San Valentino recupera sia il ruolo di maschera, sia quello di demone, costruendo sì una storia fantastica, ma anche una storia d'amore, e anche una storia ironica, qualcosa che al tempo stesso colpisca il lettore e lo risollevi dalla vita grigia e monotona. Non è da escludere che nella caratterizzazione di Gaiman non ci sia anche qualcosa di Pierrot, altra maschera della commedia dell'arte italiana: d'altra parte la situazione in cui viene a trovarsi questo Arlecchino moderno è particolare.
Anche di questo racconto, come di molti altri dello scrittore britannico, esiste una versione a fumetti, opera di John Bolton che con stile pittorico ed evocativo realizza una versione fedele, realistica e al tempo stesso fantastica del bellissimo racconto di Gaiman.
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