Stomachion

venerdì 22 maggio 2020

In the line of fire

Sesto album della band, terzo da quando è a bordo come cantante Roy Khan, Epica è il primo di due concept album consecutivi ispirati al Faust di Johann Wolfgang von Goethe. Uscito nel 2003 con un titolo che è anche un omaggio agli Epica, precede The Black Halo, che ne è il segutio, e che vede come guest star Simone Simons, cantante degli Epica. L'album, dopo un breve prologo strumentale, si apre con Center of the Universe, ma non si occupa di temi scientifici, come ben chiaro dal corus della canzone:
If the war by heavens gate released desire
In the line of fire someone must have known
That a human heart demands to be admired
'Cause in the Center of the Universe
We are all alone
A volter essere pignoli c'è un leggero accenno scientifico negli ultimi due versi: in fondo le galassie sono destinate a diventare sempre più isolate a causa di quanto avvenuto al centro dell'universo all'incirca 14 miliardi di anni fa. Questa, però, non è la storia che andremo a raccontare nelle prossime righe.
Storia del centro dell'universo
Quello del centro dell'universo è un concetto vecchio quanto la cultura, se non quanto l'essere umano. Limitati dall'osservazione a Terra, abbiamo per molto tempo pensato che l'universo coincidesse con tutto ciò che era possibile vedere alzando lo sguardo verso il cielo di notte, quando il Sole, nascosto dall'altro lato della Terra, lasciava spazio alla notte.
D'altra parte, nonostante già i pitagorici avevano sviluppato un modello eliocentrico, la posizione della Terra al centro dell'universo fu molto difficile da scalzare. Basti ricordare che, per mantenere tale posizione prominente all'interno del "creato", vennero apportate modifiche sempre più complicate per far aderire le osservazioni al modello.
E poi venne Copernico.
Nicolaus Copernicus era stato indirizzato dalla famiglia verso una carriera ecclesiastica. D'altra parte il legame di parentela con il vescovo Lucas Watzenrode, zio per parte di madre, forniva un aggamcio fondamentale per chiunque volesse introdursi in posizioni religiose di sicuro reddito. Copernico, però, seguendo il costume dell'epoca, non prese mai i voti. Molti degli ecclesiastici, soprattutto nelle posizioni più nobili, non accedeva all'ordine fino a che non veniva assegnato loro ufficialmente un incarico religioso. Questo, di fatto, fece di quell'epoca ricca di figli di preti, che non erano da considerarsi illegittimi fondamentalmente perché generati prima di prendere i voti!
La storia, d'altra parte, ci racconta che per molti prendere i voti non implicava mantenersi casti, ma questa imperante ipocrisia non impedì alle alte cariche religiose di mettere i bastoni tra le ruote al povero Copernico, ma non certo per le sue idee eliocentriche, quanto per la sua convivenza con quella che ufficialmente era la sua governante. Le pressioni sul medico (questo era il suo mestiere principale) furono tali da indurlo ad allontanare la donna.
L'uscita di scena della perpetua si andò a sovrappore con l'ingresso nella vita di Copernico del matematico luterano Georg Joachim Rhetics: in sintesi, Copernico non riusciva a vivere tranquillo senza una qualche convivenza complicata per casa!
Fu proprio Rheticus che supportò l'astronomo polacco, pieno di dubbi a causa della sua sconvolgente scoperta del Sole al centro dell'universo. E fu sempre Rheticus il curatore della prima edizione del De Revolutionibus. Era, però, ricca di errori e omissioni, dovute allo stampatore cui Rheticus portò il testo, ma che non controllò a dovere. Ad ogni buon conto il matematico passò il resto della vita a diffondere le idee dell'amico, le cui tavole, molto più precise rispetto a quelle basate sul modello geocentrico, iniziarono a essere utilizzate sempre più spesso. L'importante era non dire che il Sole era al centro dell'universo, anche se questo posto speciale iniziava a calzargli a pennello.
Tutta questione di gravità
La storia prosegue con Johannes Kepler, Galileo Galilei e Isaac Newton, che tolsero definitivamente alla Terra il suo ruolo centrale nell'universo e ci fornirono la maggior parte delle leggi che oggi passano sotto il nome di fisica classica.
L'essere umano, però, è destinato a sconvolgere continuamente l'ordine del suo orizzonte, così anche il Sole era destinato a essere spodestato dal trono centrale in favore della Via Lattea.
Questa nuova idea trae le sue origini nel lavoro del 1750 di Thomas Wright, An original theory or new hypothesis of the Universe. Nel saggio Wright suggeriva che la Via Lattea potesse essere un corpo costituito da un enorme numero di stelle tenute insieme dalla forza di gravità che ruotavano intorno a quello che definì centro galattico. In parole semplici Wright estese il modello del Sistema Solare a tutta la Via Lattea. In questo modo era possibile spiegare facilmente la striscia di luce presente nel cielo di notte come lo spessore del disco della nostra galassia. L'idea risultò sufficientemente interessante da venire ripresa quasi subito da Immanuel Kant.
Nel XIX secolo, poi, l'astronomo Johann Heinrich von Mädler suggerì l'esistenza di un Sole Centrale posto da qualche parte tra le Pleiadi intorno al quale avrebbero dovuto ruotare tutte le stelle dell'universo.
Infine all'inizio del XX secolo ecco il Grande dibattito che accese la comunità astronomica, con due fazioni che si sovrapposero: chi, da un lato, sosteneza che tutto l'universo era costituito dalla sola Via Lattea e chi, invece, asseriva che c'erano altre stelle fuori dalla porta di casa. E a dirimere la questione fu Edwin Hubble, lo stesso che scoprì l'espansione dell'universo.
Nessun centro, tutti al centro
Il Grande dibattito si svolòse nel 1920. Ai due lati del ring si trovarono Harlow Shapley, campione della fazione di maggioranza, quella che le stelle nel cielo erano tutte della Via Lattea (tesssssoro), e Heber Doust Curtis. Quest'ultimo aveva iniziato a sostenere l'idea dell'esistenza di altri oggetti oltre la Via Lattea dopo le sue osservazioni del 1917, quando notò che le novae all'interno di quella che allora era chiamata nebulosa di Andromeda erano molto meno luminose delle novae all'interno della Via Lattea. Per Curtis questo era un chiaro indizio che quella di Andromeda era una galassia separata.
A migliorare il risultato di Curtis su Andromeda ci pensò Ernst Öpik, le cui misurazioni ponevano la galassia al di fuori dei confini del nostro orticello. La prova definitiva che nell'universo c'erano altre piante oltre quest'orto arrivò nel 1925, come detto, con Hubble, sempre con osservazioni sulla galassia di Andromeda, che ufficialmente divenne il primo oggetto noto fuori dalla Via Lattea.
Hubble, però, non si ferò a questa sola osservazione: mostrò, infatti, che le stelle si stavano allontanando da noi. Lasciando ad altra occasione la discussione più dettagliata sull'espansione dell'universo, le osservazioni di Hubble furono fondamentali per lo sviluppo delle idee alla base della teoria del Big Bang, che insieme con la relatività generale di Albert Einstein ci ha consegnato non solo un universo senza centro, ma con un numero infinito di centri. Questo perché effettivamente l'universo osservabile dipende dal posto nell'universo in cui si trova l'osservatore. Inoltre, proprio perché tutti i punti si allontanano uno dall'altro a una velocità approssimativamente costante (dipende da quanto sei vecchio... forse), allora non ha alcun senso ritenere che esista un qualche punto speciale nell'universo.
Il che è all'incirca corretto.
Il centro di uno spazio vettoriale
Una delle rivoluzioni matematiche più importanti è sicuramente quella del piano cartesiano. Grazie alla sua introduzione, possiamo associare ad ogni punto dello spazio una serie di numeri che identificano la posizione rispetto al centro del nostro sistema di coordinate. Questo centro, ovviamente, possiamo sceglierlo come più ci conviene dal punto di vista della semplificazione del calcoli. Ovviamente se prendiamo una sfera, risulterebbe quanto meno curioso porre il centro del sistema di coordinate non tanto nel centro della sfera, ma su un qualsiasi punto della sua superficie. Eppure è proprio quello che facciamo con il nostro universo.
Il motivo di questa scelta è semplice: non ci è dato osservare il centro dell'universo. Questo, infatti, coincide con la singolarità del Big Bang, che ci è nascosta dalla radiazione cosmica di fondo. Inoltre, essendo questo un punto dello spaziotempo, anche potendolo osservare, non potremmo raggiungerlo, perché non è possibile viaggiare indietro nel tempo. Quindi in questo senso l'universo non ha un centro: non possiamo raggiungerlo come faremmo con il centro di una città.
D'altra parte, poiché viviamo sull'equivalente quadridimensionale della superficie di una sfera, ogni punto di questa superficie è centro del suo intorno, e dunque anche centro del suo universo. E in questo senso ogni punto è centro dell'universo stesso. E non potrebbe essere diversamente, visto che dell'universo non sapremo mai com'è adesso, ma com'era.

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