Dopo il
prologo della
scorsa settimana, parte il
Giro d'Italia. Ovviamente non quello reale, sospeso fino a data da destinarsi (lo so, una data indicativa c'è, ma personalmente non sono ottimista, vista la competenza mostrata dai nostri politici), ma quello cui partecipa la squadra di Paperon de' Paperoni.
Su e giù per le montagne
Il
Giro da capogiro di
Bruno Enna e
Marco Mazzarello, prosecuzione diretta dell'andirivieni italico sulle orme di
Raffaello Sanzio del mese precedente, è solo l'ultima delle storie dedicate al ciclismo in generale e al
Giro in generale uscite su
Topolino. Questa, però, è solo la seconda esplicitamente ambientata al
Giro d'Italia. A precederla fu un'altra saga in quattro puntate,
Paperino al Giro d'Italia, scritta da
Sergio Badino e uscita nel 2006 con i disegni di
Alessandro Gottardo,
Carlo Limido,
Marco Meloni e
Silvia Ziche. Oltre a questa si ricordano in particolare il
Giro di Paperopoli di
Giorgio Pezzin e dello
Studio Comicup del 1993,
Il centenario delle 100 bici di
Massimo Marconi e
Giuseppe Dalla Santa del 2009 in occasione del centenario del Giro, e
La grande corsa infinita del 2017 di
Sisto Nigro e
Paolo Mottura per celebrare la 100.ma edizione della corsa in rosa.
Rispetto alle storie elencate, però, quella di Enna spicca per un dettaglio non indifferente: Paperino non ha l'impegno di vincere, ma di fare il gregario nella squadra che Paperone ha deciso di sponsorizzare. Il magnate paperopolese, infatti, che per risparmiare utilizza i parenti più Battista per lo
staff tecnico, sponsorizza una storica squadra ciclistica in difficoltà economiche e con un componente della squadra fuori uso. Ed è proprio il posto di quest'ultimo che prende Paperino: la scelta è indubbiamente apprezzata, non solo perché rompe con le spesso irrealistiche richieste di Paperone, che puntualmente Paperino porta a compimento o con l'aiuto del caso o con il grande impegno profuso, ma soprattutto perché permette di vedere il punto di vista di un ruolo ciclistico spesso nascosto. I gregari, infatti, solo raramente ottengono risultati, nascosti dal gran lavoro che compiono per mantenere protetti i capitani, ovvero quei ciclisti di talento, più specializzati in particolari situazioni come cronometro, scalate,
sprint.
Ed è in questo emblematica del punto di vista narrativo di Enna la scena, citazionistica, in cui Paperino porta la borraccia in salita al suo capitano, non a caso chiamato Fausto: Mazzarello, infatti, riproduce fedelmente la fotografia dell'analogo momento in cui, nel corso del
Tour de France del 1952,
Gino Bartali consegna a
Fausto Coppi, che poi quel
Tour lo vincerà, una borraccia piena d'acqua.
E poco importa che questa scena sia del
Tour e non del
Giro: è essa stessa simbolo del ciclismo.
Divertimento tra i ghiacci
Effettivamente, a parte un piccolo momento di tensione e il finale, la sensazione che lascia il terzo episodio di
Operazione Alaska è quella di una gita di piacere delle Giovani Marmotte paperopolesi nel grande nord.
L'episodio della saga di
Federico Rossi Edrighi ruota intorno a due punti cardine: innanzitutto grandi protagonisti sono i simpatici ma molto molesti bamballocchi che portano scompiglio tra le GM; quindi sulla
leadership di Qui, che fin da subito viene messa a dura prova. La scelta finale del Gran Mogol è piuttosto scontata, quasi telefonata, mentre la storia fornisce pochissimi indizi su quanto compiuto dal losco Perry nella valle dei bamballocchi. E la cosa, dal punto di vista giallistico, lascia un po' perplessi, visto che la prossima sarà l'ultima puntata della serie.
In effetti, dimenticandosi della missione, la storia funziona molto bene, ottimamente supportata dai disegni di
Francesco D'Ippolito, precisi, dettagliati e spettacolari, a parte un piccolo difetto nell'episodio precedente quando a un certo punto sono comparsi ben 4 nipotini!
Alla fine, nonostante il tema centrale della saga sia stato sviluppato molto poco, l'episodio risulta comunque gradevole e divertente proprio grazie alla presenza dei simpatici e molesti volatili ideati da Edrighi e D'Ippolito
Collezionisti d'arte
Mazzarello, dopo aver aperto il numero, lo chiude con Topolino e Minni e la
spy story Il club di mezzanotte, ideata e scritta dal già citato
Sisto Nigro. Il titolo riprende l'omonimo romanzo di
James Patterson e in parte anche la trama: in questo caso Topolino e Minni sono assoldati dai servizi segreti per indagare su un traffico di quadri rubati e venduti in aste private. La storia, non memorabile, per una volta non riesce a coinvolgere il lettore nella narrazione, troppo concentrata nel parodiare il genere, senza riderci troppo (è pur sempre una storia di Topolino). Questo, in pratica, mi ha spinto a pensare un paio di volte "adesso è finita", quando invece c'erano ancora diverse pagine prima della fine.
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