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Tra le sabbie del Sahara
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(...) Lo scopo dei miei viaggi non è arrivare, ma conoscere posti nuovi!E infatti Giuseppe Zironi, con una prima parte molto simile a un classico della letteratura da viaggio, descrive i luoghi affascinanti, le persone e i costumi intorno al Shara. Il disegnatore, che si dimostra come sempre efficace con le ambientazioni naturalistiche ed esotiche, costruisce intorno anche una storia interessante, riuscendo a rendere appassionante una vicenda tutto sommato comune, come il giovane che intraprende il viaggio nel deserto con un camioncino per portare al suo villaggio le palme, uno dei pochi strumenti che i popoli del Sahara hanno per combattere contro l'avanzata delle dune.
Zironi mescola la tematica della diffidenza tra diversi con la scoperta improvvisa di un insediamento romano, con tanto di acquedotto, che permette di trovare una soluzione al problema dell'acqua. D'altra parte i romani si erano comunque spinti nelle zone occidentale e centrale del Sahara, per cui la scoperta non deve stupire.
Un aiuto dalla fortuna
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Scontato l'intervento di Paperone per evitare una nuova debacle alla squadra. Nel complesso, a parte un piccolo accenno che suggerirebbe una probabile vittoria di tappa di uno degli atleti della squadra nell'ultima settimana di corsa, l'avventura è leggera e divertente, ma forse avrebbe giovato uno stile narrativo più spigoloso e surreale, alla Roberto Gagnor, per indenderci.
Salvare i bamballocchi
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Anche dal punto di vista visivo la saga ha lasciato perplessi, e ancor di più l'ultimo episodio. Da un lato il desiderio di caratterizzare, nel primo episodio, le GM canadesi con un logo personalizzato, quando anni di storie barksiane e non solo hanno mostrato un'uniformità al tempo stesso parodica, ma solida per i valori di difesa dell'ambiente che trasmette. Inoltre, dopo i quattro nipotini contemporanei del secondo episodio, nella nona pagina si perde il lettering della penultima vignetta che viene parzialmente spostato, non si sa perquale motivo, nell'ultima. Per contro il generalmente ottimo Francesco D'Ippolito mostra tratti e posture di chiara ispirazione carpiana e una composizione della pagina dinamica, forse in un paio di occasioni leggermente caotica, probabilmente un difetto ereditato dalla sceneggiatura che cerca di sciogliere tutti i nodi con quest'ultimo episodio. La trama, di genere spionistico, poteva essere una bella occasione per rinverdire le Giovani Marmotte con un genere poco esplorato per il gruppo di scout paperopolese, ma l'occasione, nel complesso, è andata perduta. Forse il soggetto, con un personaggio come Topolino, avrebbe reso molto di più.
Colpo di genio
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