Stomachion

venerdì 8 maggio 2020

Un universo cavo nello spazio

Formatisi nel 1975, il loro primo album venne pubblicato nel 1980, titolato, come molti gruppi all'esordio, con il loro stesso nome. Colonne dell'heavy metal britannico, il loro ultimo album è uscito nel 2015, risultando uno dei successi dell'anno: sto parlando dell'album The Book of Souls e, soprattutto, degli Iron Maiden, che non saranno i Metallica, ma qualcosa alla storia della musica la stanno lasciando.
Dal punto di vista iconografico, gli Iron Maiden sono immancabilmente rappresentati da Eddie, la loro mascotte, uno zombie. Protagonista del merchandise del gruppo, Eddie è anche diventato il protagonista di un paio di videogame lanciati dalla band. D'altra parte nel video di Speed of light il buon Eddie saltella da un genere videoludico all'altro, omaggiando così uno dei mezzi di divertimento più diffusi degli ultimi quarant'anni.
Sebbene, a conti fatti, tecnicamente i Metallica sono superiori, vale la pena spendere qualche riga ogni tanto anche sugli Iron Maiden e sull'appena citata Speed of light, visto che il testo presenta alcuni spunti molto interessanti.
L'universo è fatto a strati
E partiamo subito con i primi due versi:
Another time, another place
A hollow universe in space
Il termine hollow è generalmente riferito a cavo. Nota, infatti, la bislacca teoria della Terra cava, hollow Earth. E in un certo senso l'universo, per quel che ne sappiamo, potrebbe essere cavo.
In effetti non è errato immaginare l'universo come fatto a strati: quello che siamo in grado di osservare, infatti, è un'immagine di come era l'universo a quella data distanza al momento in cui è partita la luce che ci ha raggiunto. Questo fatto è una diretta conseguenza del valore finito della velocità della luce. E' anche per questo che le distanze astronomiche all'interno dell'universo vengono date come tempo, ovvero la quantità di tempo che impiega la luce per coprire quella data distanza.
Quindi ha senso dire che l'universo che osserviamo è solo una sovrapposizione di strati sempre più vecchi man mano che ci allontaniamo da noi, un po' come osservare i cerchi concetrici di un tronco d'albero: noi siamo sul cerchio più esterno e, per quel che ne sappiamo, non c'è alcuna materia al momento attuale negli strati più interni. Sappiamo solo che c'era.
La seguente serie di versi, invece, mi fa pensare a immagini un po' apocalittiche:
I took a trip to see the sights
That will be black over a night
(...)
And that particular you'll see
A just too lonesome galaxy
Il destino dell'universo è al momento sostanzialmente ignoto. Esso dipende dalla quantità di materia oscura presente nell'universo e dalla natura dell'energia oscura. Tra i molti destini previsti, però, alcuni scenari, anche differenti tra loro, possono essere accomunati con quello più noto come morte termica.
Una delle possibilità, infatti, è che nel futuro lontano l'espansione dell'universo portetà sempre più lontane una dall'altra le galassie, rendendo i cieli sempre più bui. Sarà possibile vedere solo le stelle appartenenti alla propria galassia, mentre le galassie gravitazionalmente legate saranno destinate a fondersi, rendendo l'universo un posto popolato da... galassie solitarie!
I'll say a mass for you and wave
Shootin' plasma from my grave
Event horizon lost in space
Runnin' in a human race
In particolare i due versi centrali ci riportano a un argomento sempre molto amato: i buchi neri. Per quel che sappiamo, la maggior parte delle galassie contiene un buco nero al centro. Questi buchi neri centrali sono, probabilmente, responsabili dei getti di plasma che molte galassie lanciano nello spazio: la materia ruota molto velocemente intorno al buco nero, prima di attraversare l'orizzonte degli eventi, e questo potrebbe essere uno dei motivi della creazione di questi getti di plasma.
Al momento si sa poco più di questo e ci sono solo supposizioni, ma la recente immagine del getto relativistico intorno alla quasar 3C 279 potrebbe fornirci qualche risposta in più.


Nessun commento:

Posta un commento