Stomachion

sabato 9 maggio 2020

Tosca dei boschi: come una favola Disney

Dopo Il porto proibito, oggi provo a raccontarvi qualcosa di un altro gran bel romanzo a fumetti in costume della coppia Teresa Radice-Stefano Turconi: Tosca dei boschi.
La storia si muove sul doppio binario dell'aderenza agli eventi storici da un lato e del romanzo d'avventura dall'altro. Descriviamo, brevemente, il contesto storico.
Siamo nell'Italia del 1343, in Toscana. Siena e Firenze sono, come sempre, ai ferri corti, ma dal 1342 la città gigliata è retta da Gualtieri VI di Brienne. Era stato chiamato dai governanti della città per ricoprire l'incarico di podestà: era, infatti, da alcuni anni che la città aveva deciso di affidarsi a uno straniero per questo compito a causa delle precedenti lotte intestine tra guelfi e ghibellini, che non avevano fatto molto bene all'economia di Firenze. Dopo i suoi primi provvedimenti, sotto la spinta dei ceti bassi della città, venne proclamato podestà a vita: e fu l'inizio della fine. Ottenuti i "pieni poteri", Gualtieri divenne ben presto un vero e proprio tiranno, tanto che dopo appena dieci mesi i fiorentini congiurarono contro di lui e il 26 luglio del 1343, dopo aver rassegnato le dimissioni, il "buon" Gualtieri fugge dalla città.
Questi sono i fatti storici che fanno da sfondo e in parte vengono raccontati da Tosca degli alberi. La vicenda, nonostante tutto, è sostanzialmente corale: oltre alla titolare del volume, la combattiva Tosca, troviamo il fratello Rinaldo, la principessa Lucilla Fieramosca di Castelguelfo, il padre di quest'ultima, il prode Granito Fieramosca duca di Castelguelfo, e ovviamente Gualtieri VI e i suoi scagnozzi.
Nel complesso il soggetto e la caratterizzazione dei personaggi sono squisitamente disneyani: Tosca richiama Merida, la protagonista di Brave, così come la principessa Lucilla è un po' Jasmine di Aladin, un po' Aurora de La bella addormentata nel bosco. Lo stesso Turconi, con il suo stile fortemente influenzato dall'animazione disneyana classica degli anni Settanta (quella da Robin Hood in poi, per intenderci) contribuisce alle atmosfere un po' da favola impostate dalle didascalie.
Il finale della vicenda è forse un po' scontato (o telefonato), ma nel complesso la storia è avvincente, appassionante e moderna e, al tempo stesso, persino classica: un mix tutto sommato vincente.

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