Margherita non sopportava l'oroscopo e non capiva come così tante persone credessero che la giornata potesse essere influenzata dalle stelle. Così, quando le chiedevano di che segno fosse, lei rispondeva senza dubbi: "Sono del segno del gatto, almeno scelgo l'animale che più mi assomiglia".Questa è una delle dieci cose da sapere che Federico Taddia ha messo insieme nel suo articolo La mia amica Margherita con il quale ricorda la figura di Margherita Hack, la grande astronoma e divulgatrice scientifica italiana che oggi 12 giugno 2022 avrebbe compiuto 100 anni. Come lo stesso Taddia ha ribadito nel corso della diretta che con EduINAF abbiamo dedicato al ricordo della sua figura, è oggi più che mai necessario ricordare chi era e ciò che ha fatto a nove anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 29 giugno del 2013. Da qui anche il titolo dell'usuale recensione topolinesca settimanale, ispirata proprio alla sua risposta. Che poi la costellazione del gatto, per un po' di tempo, è anche esistita, ma poi l'Unione Astronomica Internazionale ha deciso di non adottarla nella sua lista di 88 costellazioni.
La sfortuna leggendaria di... Gastone!
Torniamo alle storie e in particolare alla cover story, Gastone lo sfortunato, che vede l'esordio su Topolino dei bonelliani Emiliano e Matteo Mammucari, per l'occasione affiancati da un ottimo Stefano Zanchi. I due sceneggiatori si presentano ai lettori con un soggetto piuttosto originale, qualcosa del tipo a un cosa succederebbe se Gastone diventasse improvvisamente più sfortunato di Paperino. Già solo una storia di questo genere sarebbe di per sé interessante, ma i due fratelli non si limitano a questo, ma ci spiegano anche chi è la causa e lanciano l'inedita coppia di sfortunatissimi Gastone e Paperino all'inseguimento di... Amelia!Quest'ultima, infatti, dopo l'ennesima batosta contro Paperone, decide di "accontentarsi" di diventare la papera più fortunata del pianeta. L'amuleto che confeziona, però, ha una controindicazione: Gastone diventa anche più sfortunato di Paperino.
Il punto forte della storia, o quanto meno di questo primo episodio, è l'ottima gestione che i due esordienti sceneggiatori disneyani hanno mostrato di personaggi ampiamente consolidati. E' poi decisamente interessante la trasformazione di Paperino in un vero e proprio sensei della sfortuna. Significativa e per certi versi ciminiana la battuta di Paperino:
La sfortuna può essere un dono come un altro, bisogna solo imparare a usarlo...C'è da aggiungere un elogio ai colori di questa e altre storie di Zanchi. Il disegnatore non è il diretto realizzatore dei colori stessi, ma ne cura la supervisione (in termini più lunghi lascia al colorista delle precise indicazioni sul colore), per cui si può dire che si assume la regia del colore. In particolare Zanchi introduce un'interpretazione più emotiva che realistica della colorazione, cosa già avvenuta per esempio con l'ultima avventura di Reginella e Paperino insieme, anche se forse il passaggio la cui colorazione mi è maggiormente rimasta impressa è quello relativo alla scena in campagna con Paperino che, appunto, interpreta il sensei di sfortuna.
E proprio sul colore, ma anche sulle chine, quando non curate direttamente dallo stesso disegnatore, che questo numero di Topolino presenta una novità interessante: sia le chine sia i colori sono, infatti, finalmente accreditati, cosa che avviene già da diverso tempo anche sui fumetti di supereroi, per esempio.
E in particolare la storia di Gastone vede ai colori Emanuele Virzì, ottimo esecutore delle indicazioni di Zanchi. Questo, a livello di etichette, non cambierà nulla: personalmente, avendo un numero limitato di caratteri, non introdurrò la tag per il colorista salvo che in rari casi. Questo non è uno di quelli essenzialmente perché alla fin fine Zanchi la decisione su quali colori usare è stata comunque del disegnatore.
Il nuovo Papero Magno
Il numero si chiude con una nuova storia del Ciclo Paperingio 2.0. Dopo i fasti del passato con i personaggi creati da Carlo Chendi e Luciano Bottaro nel corso di una manciata di storie capolavoro, abbiamo visto quest'anno che il direttore Alex Bertani ha pensato bene di ripescare il ciclo affidandolo alle capaci mani di Carlo Panaro, che con questo nuovo ciclo sta effettivamente dando il meglio di sè.Panaro, come ho scritto in altre occasioni, è uno sceneggiatore prolifico anche in virtù di uno stile abbastanza classico e di una profonda conoscenza dei personaggi e della loro storia, cosa che però viene sempre troppo poco celebrata, forse proprio per uno stile narrativo non sempre spettacolare. Con questo Ciclo paperingio 2.0 sembra, però, che Panaro sia particolarmente in forma e Il torneo del re ne è una bella dimostrazione.
Lo sceneggiatore, infatti, sta iniziando a integrare un po' degli elementi surreali del ciclo originale di Chendi e soprattutto Bottaro, come ad esempio il mostro venditore di mele e altri generi alimentari per il pubblico sugli spalti. Inoltre è significativo anche di quel che scrivevo poco fa l'introduzione nel ciclo di Gedeone.
I disegni, sempre di Marco Palazzi, pur non al livello di quelli classici di Bottaro, si mantengono in ogni caso su un buon livello. D'altra parte il disegnatore ha un tratto piacevole che ben si adatta alle storie in costume in generale. Certo l'unica scena di battaglia di gruppo presente non è una classica mattaglia di Bottaro, ma possiamo accontentarci. E passiamo, senza però, il titoletto dedicato, al secondo episodio de Il ritorno dell'uomo falena, storia di Sergio Badino per i disegni di Andrea Malgeri. In questo caso l'episodio si concentra soprattutto sulla scoperta del colpevole e sullo sventare un possibile disastro. Nel primo caso devo dire che avevo quasi intuito la faccenda, mentre nel secondo, visto che in realtà l'uomo falena si muove usando dei jet-pack, è proprio grazie all'uso di questi ultimi che Topolino, Topidoro e l'uomo falena sventano il deragliamento del treno, in una scena che ricorda non poco alcune delle scene presenti in Darkenblot.
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