
I problemi principali sono i modernismi, usati anche in questa occasione in maniera un po' eccessiva, e un eccessivo umorismo che toglie qualunque senso di epicità alla storia, rendendo di fatto vano il lavoro di Paolo Mottura alla copertina che trasmette al lettore qualcosa che non troverà nella storia. Ci sono, però, alcuni elementi che invece mi fa piacere rilevare in positivo. Innanzitutto Paperino, che interpreta Achille, in questo caso il Paperide Paperachille, l'eroe dei paperachei, valorosissimo guerriero, cosa che ovviamente fa piacere. Ovviamente Gagnor sfrutta le caratteristiche di Paperino, in particolare il suo caratteraccio. E dall'altro lato, quello di troia, ecco Topolino interpretare Ettore, o meglio Topoettore (personalmente avrei optato per Topettore), che oltre al valore di combattente sul campo, si mostra come uno dei pochi intenzionato a trattare per porre fine a una guerra di lungo corso.
Proprio la guerra risulta l'elemento più difficile da affrontare da parte degli autori, ma Gagnor, ottimamente supportato da Alessandro Perina, che si mostra con un tratto particolarmente plastico e agile per l'occasione, mostra al lettore delle ammucchiate abbastanza innocue in cui i due eserciti semplicemente se le danno di santa ragione. E proprio nel corso della lunga battaglia che prende quasi tutta la seconda parte del primo libro abbiamo uno dei momenti più belli di tutta la storia con il monologo di Topoettore contro la guerra.

Si conclude, poi, Gastone lo sfortunato con il più che ovvio ritorno allo status quo di partenza. C'è da dire, però, che se dal punto di vista della sceneggiatura Emiliano e Matteo Mammucari hanno, anche in questo secondo episodio, mostrato un'ottima conoscenza dei personaggi disneyani e delle loro dinamiche, dall'altro lato abbiamo uno Stefano Zanchi spettacolare, in particolare nella rappresentazione di una Amelia al tempo stesso affascinante e inquietante come in poche altre occasioni. Vorrei poi aggiungere, un po' di passaggio, come in alcuni punti e soprattutto nei personaggi secondari, si nota una qual certa influenza dall'animazione disneyana degli anni Settanta, in particolare sto pensando al Robin Hood del 1973.
Interessante, poi, come i due sceneggiatori riescano a recuperare un rapporto e un'interazione tra i due cugini che in qualche modo ricorda il rapporto che era riuscito a costruire Bruno Sarda in una manciata di storie sul finire degli anni Novanta.

Rockerduck e la bombetta prediletta è, poi, una gag story di Davide Fortuna anch'essa divertente in cui vediamo Rockerduck affrontare gli abitanti del Cocuzzolo del Misantropo. A impreziosire la storia, comunque, troviamo i divertenti e dinamici disegni di Valerio Held che danno decisamente quel qualcosa in più alla storia.
Il numero si chiude con le sei paginette del riassuntone di Foglie rosse, una storia sperimentale di Claudio Sciarrone molto efficace soprattutto per rinfrescare la memoria a chi non ricorda molto di quanto accaduto nella prima stagione e in quella che potremmo considerare come il Foglie rosse 1.5 dell'anno scorso. In teoria con Un lungo inverno dovremmo essere alla conclusione del progetto Foglie rosse, per cui l'hipe per il prossimo numero è decisamente alle stelle!
Nessun commento:
Posta un commento