Un inseguimento nel tempo, ogni volta a distanza di 9 anni uno dall'altro. Tutto inizia nel 2024, con una bandiera degli Stati Uniti d'America che brucia mentre dai titoli dei giornali che svolazzano sembra che il paese sia finito nelle mani di un gruppo neofascista.
Dopo questo prologo, l'azione si sposta nel 1988 a Filadelfia dove una misteriosa assassina uccide una serie di persone usando un'arma futuristica che riduce in poltiglia il cervello delle persone che vengono colpite. Del caso si interessa il poliziotto Thomas Lockhart, interpretato da Boyd Holbrook, che aspira a diventare un detective. Se già la fine della storia aveva un che di strano, con la morte dell'assassina sotto un treno della metropolitana, le stranezze si ripresentano 9 anni dopo, quando gli omicidi riprendono. E a commetterli è sempre la stessa persona del 1988.
All'ombra della Luna di Jim Mickle è la storia di un'ossessione, quella di un detective alla ricerca della verità su una serie di efferati e misteriosi omicidi. La comprensione di ciò che accade gli diventa sempre più chiara con il raccogliere delle prove, ma ciò lo allontana dalla figlia e da ciò che gli resta della sua famiglia. E' un film ricco d'azione, indubbiamente, ma anche una denuncia chiara e semplice a una certa parte politica radicale degli Stati Uniti, quella profondamente razzista che per certi versi è stata in parte rappresentata dal precedente presidente degli USA. E in ultima analisi anche un film di fantascienza, che ruota intorno a un paradosso temporale, che forse non è esattamente risolto nel finale, ma poco importa, visto che alla fine Lockhart ottiene quello che ha sempre cercato per 27 anni.
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