Stomachion

domenica 17 ottobre 2021

Topolino #3438: Una questione di canone

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A differenza di quanto scrissi settimana scorsa, alla fine non ho recuperato la parte dell'articolo dedicato a Dante Alighieri sulle colonne elettroniche del Cappellaio Matto. L'intenzione di farlo, però, c'è ancora, ma sicuramente continuo a proporvi un articolo unico anche questa settimana. Anche oggi vale lo stesso discorso precedente: potrei recuperare una parte dell'articolo sul Cappellaio, ma nello specifico non so proprio quale.
La recensione di oggi, ad ogni modo, inizia dalle parti pkappiche:
Il tempo come artificio narrativo
Nella fantscienza di genere viaggi nel tempo, quest'ultimo va essenzialmente preso come un artificio narrativo. La possibilità di potersi spostare tra un istante e un altro senza ricevere gli effetti collaterali dello spostamento (un ringiovanimento o un invecchiamento proporzionali allo spostamento) ha prodotto nel genere storie interessanti e stimolanti. Qualcosa del genere è spesso avvenuto anche nelle storie di PK, la sigla con cui noi oggi identifichiamo il Paperinik supereroistico emerso dalle pagine del primo nuomero 0 di PKNA, Evroniani.
Il vate principale dei viaggi nel tempo pkappici è sempre stato Alessandro Sisti, che nell'occasione delle due puntate di Zona franca, storia disegnata da Lorenzo Pastrovicchio per celebrare il 25.simo anniversario della prima pubblicazione di quel numero, rende canonica una storia che non era mai stata ufficialmente inserita nel canone pkappiko: Timecrime.
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I personaggi che erano stati inseriti da Francesco Artibani in quella storia, un crossover tra Double Duck e PK, non erano stati mai più utilizzati in nessun'altra storia, per cui il dubbio che Timecrime fosse canonica era più che legittimo. D'altra parte in quella storia Artibani suggeriva che l'Organizzazione dei criminali temporali di PKNA fosse stata fondata dalla stessa persona che aveva fondato l'Organizzazione avversaria di DD: Axel Alpha. Ed è proprio quest'ultimo, insieme con il suo socio John Konnery, che Sisti riprende e inserisce ufficialmente nel canone del PKNE, in una storia che dunque strizza l'occhio anche agli appassionati di Double Duck (che al momento sembra un serie abbandonata dal direttore di Topolino).
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La storia, fatta di doppi giochi e di patti che vengono rotti per convenienza, ha ben poco da dire al lettore al livello di grandi messaggi o di spunti stimolanti: a parte la creazione di una sorta di gancio temporale che impedisce ai viaggiatori nel tempo di... viaggiare nel tempo (!), peraltro montata su un robottone guidato da Uno, è sostanzialmente una classica storia d'azione, dal ritmo veloce, e che solo apparentemente mette l'eroe di fronte a una possibile scelta di compromesso, che però non viene minimamente usata da Sisti per ragionare su Paperino e Paperinik. Dato lo sviluppo della storia, infatti, non solo l'eroe non ci pensa nemmeno a prendere in considerazione il compromesso con Axel Alpha e soci, ma non ne ha nemmeno il tempo.
Storia alla fin fine divertente, ricca di riferimenti per il lettore che ha seguito le avventure di PK nel corso degli anni e che riporta il personaggio alle atmosfere tipiche di quelle storie, mentre gli stessi Sisti e Pastrovicchio sono al lavoro per, probabilmente, ripristinare quelle atmosfere anche nei volumi che dovrebbero uscire nel Topolino Fuoriserie. Sempre che la storia non venga dirottata su Topolino.
Gusto startrekkiano
Ancora una volta, come avvenuto per i primi due episodi de La ciurma del Sole Nero, la parte più debole continua a restare quella scientifica, ma è relegata a poche vignette quindi la parte del leone la fa la storia pura e semplice. E questa ha un deciso gusto startrekkiano, visto che il soggetto di Miraggio cosmico mi ha ricordato l'episodio Missione di pace della serie originale di Star Trek. Il problema grosso, però, sta nel finale della storia, quando si scopre che il pianeta è fatto di antimateria e, soprattutto, che l'antimateria provoca prima il mal di testa e poi, dopo un po' di tempo, l'annichilimento.
Ovviamente potete solo immaginare cosa penso dell'espediente dell'antimateria nella fantascienza: non a caso preferisco il Sinestro nato nel nostro universo al Sinestro proveniente da un universo di antimateria, e questo giusto per fare il primo esempio che mi viene in mente.
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Questi dettagli, però, a differenza delle due puntate precedenti, non hanno reso, almeno per me, la storia illeggibile o quasi, anche perché concentrati all'inizio e alla fine. Questo mi ha permesso di godere molto meglio del comunque buon lavoro svolto da Marco Gervasio nella gestione dei personaggi, anche se si resta un po' spiazziati nello scoprire che Topolino non è alla sua prima missione, come sembrava essere nella prima puntata. Ho paura che ci sarà di che parlarne, e male, della parte scientifica relativa alla prima missione di Topolino Tomorrow, ma per ora la cosa è rimandata a data da destinarsi, visto che La ciurma del Sole Nero si prende una pausa.
Nel complesso in questi tre episodi si può considerare discreta la prova di Cristian Canfailla ai disegni (qualche incertezza qua e là, soprattutto alcune espressioni che lasciano perplessi, ma niente di terribile), e poco più che sufficiente quella di Gervasio, che si salva per ora solo per l'inventiva dei soggetti della seconda e della terza puntata e per la caratterizzazione di alcuni dei personaggi presenti nel cast. Gli stessi misteri intorno a Topolino Tomorrow, però, costituiscono al tempo stesso un elemento che incuriosice e indispettisce, in quella che può essere considerata una formula classica per le serie a lunga gittata. Quale dei due elementi di questo mix di sensazioni sarà quello vincente verrà rivelato solo con il prosieguo degli episodi.
Fuochi fatui
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La copertina del numero di Andrea Freccero, che, come rilevato da Andrea Bramini su instagram presenta un forte riferimento alla copertina del DVD di Brave, è dedicata alla storia d'apertura, I magici boschi del nord, che vede ancora Giuseppe Zironi collaborare con Gabriele Panini per confezionare un numero dal gusto magico con qualche spruzzo di atmosfere horror. La scrittura, infatti, soprattutto all'inizio, ha un certo gusto lovecraftiano, mentre la storia lascia a intendere forse un po' troppo esplicitamente l'esistenza di un potere magico all'interno dei boschi della Norvegia.
Il problema di questa nuova avventura della serie Topolino giramondo è che sembra una storia più adatta alle Tops Stories che non alla serie ideata proprio da Zironi. In pratica I magici boschi del nord spostano l'obiettivo della serie, raccontare luoghi esotici e le persone che li vivono, in un raccontare luoghi esotici e le leggende che vi si narrano, un cambio di prospettiva che spero resti raro all'interno della serie.
Giusto per chiarire, però: la storia è gradevole, divertente e a tratti romantica, quindi non può essere considerata pessima, ma spesso la serie di appartenenza ne classifica in qualche modo il genere, e dunque un soggetto che, altrimenti, sarebbe stato maggiormente apprezzato, nel contesto di Topolino giramondo risulta meno gradevole. Motivo per cui speso non venga ripresentato più nulla di simile. Alrimenti meglio cambiare il titolo della serie.
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L'ultima storia di cui mi resta scrivere le classiche due righe è Il carillon proboscidato, disegnata da Blasco Pisapia per i testi di un sempre più presente Rudy Salvagnini. La storia vede Paperino trottare per tutte la ventina di pagine della sua lunghezza dietro i capricci di una cantante lirica assoldata da Paperone, la diva Galina Kefalova. Di fatto siamo di fronte a una tipica gag story alla Salvagnini, veloce, divertente e con un accenno di spiegazione ironica e irriverente della legge della domanda e dell'offerta (su cui non mi dilungherò per nulla). Alla fin fine una delle storie migliori del numero (e ce ne sono due che per me meritano l'appellativo, e non è difficile capire quale sia l'altra!).

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