Questo genere di istituti è destinato ai crimini "minori", generalmente quelli amministrativi, per cui i carcerati hanno poca voglia e poco interesse a evadere: il rischio, una volta presi, è quello di finire in un carcere di livello superiore dove la maggior parte dei "colletti bianchi" resisterebbe ben poco.
E' proprio in un carcere di questo genere, a Frostburg (dove lo scrittore garantisce non esistere alcuna struttura del genere) che inizia L'ex avvocato di John Grisham.
Grisham, a sua volta ex avvocato, è oggi considerato il maestro del procedurale, il sottogenere del giallo che si concentra sul mondo legale. E a questo genere non sfugge nemmeno L'ex avvocato, romanzo che potremmo suddividere in tre parti.
Protagonista è Malcolm Bannister, condannato per una storia di tangenti. In realtà Bannister aveva semplicemente accettato il cliente sbagliato e nemmeno collaborare con l'FBI gli ha garantito di evitare il processo. Durante il quale non è riuscito a dimostrare la sua innocenza.
La prima parte, dunque, segue Bannister mentre descrive la sua vita passata, quella in carcere, e il modo in cui ha intenzione di uscire cinque anni peima della fine della sua condanna: aiutando l'FBI a risolvere un omicidio.
Nella seconda parte Bannister, con la nuova identità di Max Baldwin, inizia la sua vita all'interno del programma di protezione testimoni. Questa parte è sostanzialmente intermedia: Bannister, infatti, che nel frattempo si riunisce con la sorella di una persona conosciuta in carcere, porta avanti una serie di azioni per spostare il denaro concessogli dal governo per l'aiuto nella risoluzione dell'omicidio in posti irraggiungibli dal governo americano.
L'elemento più importante e ricorrente del romanzo è, infatti, la scarsa fiducia dell'ex-avvocato nei confronti dell'FBI e del governo. Non sono molte, infatti, le critiche neanche velate al sistema carcerario e al modo di trattare gli indagati. Emblematico il modo, al limite dell'ironico, con cui Bannister descrive il suo arresto: forze speciali, persino la SWAT, che giunge in un ristorante per arrestare un avvocato che sta mangiando e contemporaneamente che fa irruzione nel suo studio legale per sequestrare tutte le carte (che peraltro, come scritto prima, Bannister aveva fornito in precedenza con spirito collaborativo, ma comunque cercando di non violare il segreto professionale), facendo venire un colpo alla segretaria.
In questo senso la terza parte, in cui è abbastanza evidente che sta cercando di imbrogliare un ex-galeotto che aveva conosciuto in carcere (c'è solo da capire se perché il vero omicida o se per riabilitare il suo nome), Bannister porta avanti il suo complesso piano in cui, alla fine, imbroglia persino il governo federale. Interessante come anche in questo caso a muovere Bannister sono sempre i soprusi del governo: l'ex-detenuto, infatti, viene coinvolto in un finto documentario in cui deve raccontare la sua esperienza con la DEA. Lo spirito del documentario è infatti dimostrare i soprusi durante gli arresti dei piccoli spacciatori. In definitiva un romanzo a orologeria, si potrebbe dire, che si lascia leggere in maniera veloce e soprattutto appassionante.
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