Il riferimento nel titolo del consueto articolo
topolinesco domenicale è a
Foglie Rosse: Interludio, storia in due parti con cui
Claudio Sciarrone ci riporta nelle atmosfere della sua
saga fantascientifica che fu anche il suo esordio come autore completo. Forse sembrerò un po' di parte, ma è indubbiamente la storia migliore del numero per distacco.
Questo
Interludio è indubbiamente costruito molto bene: da un lato la storia inizia ad affrontare i problemi degli alieni giunti sulla Terra alla fine della prima saga, dall'altro introduce il nuovo antagonista dei protagonisti. E in puro stile
E.T. è l'esercito, che sta iniziando a interessarsi alle strane emissioni di energia collegate con la musica quantistica (come viene definita) della
band di Tip e Tap.
C'è anche un riferimento a
Stranger Things: i pezzi del ponte spaziale sono contenuti all'interno di una ampolla di vetro in possesso dell'esercito e sembrano muoversi di vita propria un po' come il materiale raccolto dal Sottosopra nella terza stagione della serie
Netflix.
Sciarrone, poi, libera anche un ulteriore elemento narrativo per i ragazzi e i loro amici alieni: tramite la musica quantistica, infatti, il gruppo è in grado di aprire dei veri e propri piccoli
ponti di Einstein-Rosen che permettono loro di spostarsi quasi istantaneamente in vari punti del globo, mostrati peralro con delle vignette molto belle ed efficaci nonostante lo spazio ridotto: tutto merito della griglia adottata per l'occasione con vignette a sviluppo orizzontale. L'autore, poi, non dimentica il messaggio ecologista, già presente nella prima
stagione, e anzi qui è esaltato dalla passione degli alieni per il nostro pianeta e per la gran varietà di culture che esso contiene.
E' semplicemente una gioia leggere questo
Interludio!
In viaggio con Magellano
Nonostante sia scritta in maniera impeccabile, la prima puntata di
Paperin Pigafetta: Oltre i confini del mondo di
Pietro Zemelo e
Paolo Mottura non convince completamente. La storia rivede in chiave
disneyana il viaggio intorno al mondo di
Ferdinando Magellano, esploratore spagnolo, al cui seguito si unì, divenendone ben presto uomo di fiducia, il nobile vicentino
Antonio Pigafetta. Furono proprio i suoi diari, scomparsi per un paio di secoli e ritrovati solo nel 1797, a fornirci molte delle informazioni su quello storico viaggio.
La versione
disneyzzata del viaggio di Magellano, però, non è per nulla all'altezza di
quanto fatto da Sergio Cabella con l'impresa di Ernest Shackleton. Non solo non si respira l'atmosfera della grande storia, ma si ha la sensazione di essere di fronte a una parodia, quasi una copia di
Moby Dick. Magellano, infatti, viene fatto interpretare da Paperone, che viene così caratterizzato in maniera a dir poco ambigua: da un lato avido con le sue ricchezze, dall'altro pronto a inseguire un sogno e non per le ricchezze che potrebbe acquisire, ma per il sogno in sé. Pigafetta, invece, nelle vesti di Paperino diventa un marinaio spiantato sempre in fuga dai creditori o dai capitani delle navi dove ha combinato un qualche disastro, con il sogno di essere uno scrittore e magari portare a termine una grande impresa.
L'aderenza storia è, dunque, prossima allo zero e forse una storia senza alcun riferimento preciso avrebbe avuto molto più senso. Il problema, infatti, è che senza il riferimento storico originale, sarebbe molto più semplice godersi la bella storia di Zemelo, come sempre splendidamente illustrata da Mottura.
Il numero, poi, presenta anche la prima puntata di
Grosso guaio a Paperopoli, storia di
Marco Gervasio da un'idea di
Alex Bertani per i disegni di
Giuseppe Facciotto. Forse posso anche concedere che la scena iniziale, con Paperino ancora a letto a ronfare alle 11 di mattina mi abbia mal disposto nei confronti della storia, ma posso dire di non aver letto un Topolino peggiore di quello tratteggiato da Gervasio? In poche pagine lo sceneggiatore è riuscito a buttare a mare anni di lavoro da parte di autori come
Tito Faraci,
Francesco Artibani,
Casty, e tutto questo per mettere in scena un confronto con Paperinik che indubbiamente richiama i confronti tra i Superman e Batman degli inizi della loro carriera. Topolino non è mai stato così ingessato, ingenuo e sprovveduto come quello mostrato da Gervasio, peraltro nemmeno durante
Anderville (lo so, dovrei chiamarla
Mickey Mouse Mystery Magazine...). E' se possibile abbondantemente più antipatico del Topolino di
Guido Martina: forse mi conviene tornare a leggere
MMMM.
Nessun commento:
Posta un commento