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Tutto questo viene riassunto molto bene nella pellicola, strutturata sostanzialmente in tre parti: la prima ambientata in oriente, in Iran in particolare, dove troviamo la protagonista, Scarlett Marlowe, interpretata da Perdita Weeks, alla ricerca delle tracce della pietra. Quindi eccola in Francia a inseguire tracce nella biografia di Flamel, cosa che la porta, insieme a un paio di collaboratori, a esaminare la pietra tombale del presunto alchimista. E infine eccola a fare un giro nella necropoli parigina guidata da un gruppo di speleologi urbani.
E' in questa terza parte, la più lunga, che si concentra tutta la parte horror della pellicola, realizzata come un incubo claustrofobico e girata in soggettiva (anche se con il trucco del passaggio della soggettiva da un personaggio all'altro grazie a telecamerine personali). In pratica gli autori realizzano una sorta di viaggio iniziatico che porta i protagonisti a fare i conti con loro stessi e con ciò di cui si vergognano maggiormente, con l'obiettivo di migliorare per poter uscire dal labirinto mortale in cui sono andati a ficcarsi.
Nel complesso un bell'horror teso e inquietante, molto ben supportato dall'ottima fotografia di Léo Hinstin.
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