Una storia di scoperte
Abbiamo già visto ampiamente la ricca storia legata alle scoperte di elettrone, protone, neutrone e neutrino. Se da un lato hanno contribuito dal punto di vista sperimentale allo sviluppo e alla verifica del Modello standard delle particelle elementari, dall'altro tutti gli esperimenti condotti erano in qualche modo "artigianali" e caratterizzati da un denominatore comune: targhetta fissa. Ovvero si bombardano alcuni atomi con delle particelle che vengono accelerate da un dispositivo progettato allo scopo. L'idea è, ovviamente, quella di far acquisire alle particelle stesse l'energia necessaria per superare i legami atomici e penetrare all'interno del nucleo stesso per interagire con i suoi componenti.
Per accelerare le particelle, però, vennero perfezionati, quasi contemporaneamente, due dispositivi che portarono a un livello superiore la ricerca sulle particelle elementari:
- Nel 1931 Robert van de Graaf inventa l'acceleratore elettrostatico o a caduta di potenziale, ovvero un dispositivo che, tramite un'opportuna differenza di potenziale, accelera le particelle fino all'energia desiderata (si arrivava fino a un massimo di una decina di MeV, se non ricordo male)
- Nel frattempo nel 1928 Rolf Wideröe proponeva nella sua tesi di dottorato il progetto di un acceleratore lineare, che in pratica era concepito come una serie di acceleratori elettrostatici messi uno di seguito all'altro.
Il miglioramento successivo al ciclotrone avviene negli anni quaranta del XX secolo grazie a Donald William Kerst e al suo betatrone, progettato per accelerare gli elettroni, che nel ciclotrone non ci si trovavano molto bene a viaggiare. Successivamente arrivarono i sincrotroni, nome dovuto al fatto che i campi elettrico e magnetico sono sincronizzati con il fascio di particelle iniettato nell'anello.
E di tutti i sincrotroni, il più famoso è indubbiamente l'LHC del CERN di Ginevra.
Ovviamente non posso non citare le scoperte sperimentali dei bosoni $W^\pm$ e $Z^0$ di Carlo Rubbia e Simon van der Meer o quella ben più famosa del bosone di Higgs, a proposito del quale vi ricordo sia della più recente rilevazione, avvenuta nel 2018, sia del fatto che, a quanto pare, >il bosone di Higgs non mostra alcuna interazione gravitonica, il che non esclude certo l'esistenza dei gravitoni, ma li rende un po' meno probabili (certo poi qualcuno deve anche andare a dirglielo, che non esistono!).
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