Stomachion

domenica 24 febbraio 2019

Topolino #3300: Di bastoni e barbabietole

Lo ammetto: non attendevo altro che il #3300 solo per la copertina di Andrea Freccero, che vorrei copertinista unico del Topo per almeno un paio di decenni. La bella copertina è, peralro, realizzata per introdurre Il bastone tubetano, storia esotica disegnata dal suo "allievo" Stefano Zanchi, che più passa il tempo, più diventa indistinguibile dallo stesso Freccero, il che forse non è proprio un punto di merito. Zanchi, però, è bravo quindi ha indubbiamente tutto il tempo per migliorare e magari introdurre elementi di distinzione nel tratto rispetto a quello di Freccero. D'altra parte fossero dello stesso livello gli epigoni di Giorgio Cavazzano forse non ci sarebbe ancora bisogno del maestro sulle pagine di Topolino.
Bando ai sentimentalismi, passiamo però alla storia d'apertura:
Un insolito sport
Con una storia dall'evidente gusto ciminiamo, Vito Stabile spedisce Paperino e Paperone nel Tubet, evidente riferimento al Tibet reale, in un villaggio sconsciuto da cui nessuno può più andare via a meno di non vincere una sfida nello sport locale: il wakayak, che può essere tradotto come football e che si gioca a cavallo di uno yak con un bastone legato a un piede con il quale colpire un pallone per farlo finire contro il gong dell'avversario.
Pur rilevando gli stessi difetti riscontrabili nella maggior parte delle storie di Topolino relativamente alla caratterizzazione abbastanza granitica e stantia dei personaggi disneyani, in particolare dei paperi, la storia di Stabile, ad ogni modo abbastanza fedele allo schema tipico delle avventure scritte da Rodolfo Cimino, risulta comunque una ventata di aria fresca, non solo per i riferimenti a altre saghe, come il flashback di mezza vignetta ambientato nell'universo di Paperino Paperotto, ma anche per un prefinale non scontato, che controbilancia il classico inseguimento tra zio e nipote con il quale si conclude la storia, senza dimenticare l'ottima caratterizzazione di Paperino durante la sfida di wakayak, che in qualche modo ricorda quella di Paperino ne L'odissea nello strazio di Nino Russo e Francesco Guerrini durante la sfida di rollerball.
Intermezzo cosmico
Uno degli elementi più notevoli di questo numero è indubbiamente l'intervista a Linda Raimondo, la giovane italiana famosa come Astro Linda sui social con il sogno di diventare astronauta. A intervistarla ci pensa Federico Taddia, che in questi anni si è più volte occupato di scienza e in particolare di astronomia, anche in forza del libro scritto a quattro mani con Margherita Hack nel 2010.
Una bella intervista che potrà sicuramente ispirare i lettori e soprattutto le lettrici di Topolino!
Seminare zizzania
Continua sempre mantenendosi su un ottimo livello Il conte di Anatrham, giunto al quinto episodio. Marco Bosco, come nelle puntate precedenti, arricchisce la narrazione di elementi interessanti e storicamente coerenti con l'ambientazione scelta (il primo decennio del XX secolo), mentre le vicende dei paperi di Anatrham vengono complicate dalle trame tessute dietro le quinte da Ameliova da un lato e da De Rockfort dall'altro.
Dal punto di vista dei personaggi, mentre per ora la presenza di Jack il vagabondo è più utile per caratterizzare al meglio gli altri personaggi della casa, in particolare Mrs. Coot e Archie Meed, ovvero quelli con cui Jack ha interagito di più fino a ora, spiccano, nonostante la presenza in poche pagine, il direttore del Daily, il quotidiano di De rockfort, e l'investigatore Bogarty.
Quest'ultimo, come ovvio, viene utilizzato da Bosco per risolvere il mistero delle stoviglie scomparse, e come classico per il personaggio, dopo un ingresso trionfale in cui l'investigatore si mostra forte e sicuro di sé, in questo ottimamente visualizzato dal bravo Nico Picone, ecco arrivare la risoluzione errata causata da un'equivoca interpretazione delle interazioni tra gli abitanti della villa di Anatrham.
Il direttore del Daily, invece, per il quale Picone ha trovato un'interessante e molto particolare caratterizzazione grafica, permette a Bosco sia in questo numero, ma anche nel precedente di gettare un po' di luce sul mondo dell'informazione.
I quotidiani trovano le loro origini nell'atnica Roma quando venivano affissi ogni giorno gli Acta Diurna populi Romani, che contenevano una raccolta degli atti pubblici governiativi e un resoconto degli avvenimenti più importanti accaduti nella capitale.
Per avere il quotidiano nella sua forma moderna, bisogna attendere il 1650 quando a Lipsia il libraio Timothäus Ritzsch fondò e diede alle stampe il Einkommende Zeitungen, prima a cadenza settimanale e poi, dal 1660, quotidiana. Il primo quotidiano italiano è, invece, la Gazzetta di Mantova, fondata nel 1664, mentre il primo quotidiano a tiratura nazionale nacque nel 1867 a Torino: era la Gazzetta Piemontese che nel 1894 avrebbe cambiato nome per diventare La stampa.
L'Italia ha anche visto nascere il primo periodico in lingua inglese, stampato intorno al 1620 da Joris Veseler. Dopo la pubblicazione di una sorta di libri di notizie stampati a Londra, per avere il primo vero quotidiano britannico bisogna attendere il 1702 con l'uscita del Daily Courant grazie alla stampatrice Elizabeth Mallet. All'epoca in cui è ambientato Il conte di Anatrham, il 1916, sono attivi a Londra due giornali con daily nel nome: il Daily Telegraph, noto soprattutto come The Telegraph, e il Daily Mail, cui probabilmente pensa in particolare Bosco per il Daily di De Rockfort. Ovviamente la presenza di un quotidiano nella saga ideata da Marco Bosco è funzionale per la riflessione del ruolo del giornalismo all'interno della società e della politica e nel caso specifico del suo abuso per forzare le decisioni dei governanti in materia economica, come progettato dall'avversario di Paperon Pound.
In attesa del nuovo spunto che verrà proposto nel prossimo episodio, ma già evidente dall'ultima vignetta della storia, non mi resta che salutarvi fino alla prossima recensione topolinesca o, se vi va, fino al prossimo articolo qui sulle pagine di DropSea!

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