Recupero un altro dei miei articoli usciti poco più di dieci anni fa su "Schock Addizionali": oggi Gomorra.
Distrutta in Genesi 19, insieme alla più famosa Sodoma, Gomorra è una delle città rase al suolo dal dio biblico a causa della corruzione dei suoi abitanti. Il titolo dell'inchiesta giornalistica di Roberto Saviano sulla camorra e sui suoi rapporti con Napoli e la politica italiana e napoletana non poteva quindi essere più opportuno.
Saviano racconta di come la camorra sia in affari con le locali comunità extracomunitarie, come sia implicata negli affari dell'alta moda e dell'alta finanza, come sia collegata con il problema della spazzatura nel capoluogo campano. Strettamente parlando Saviano non dice nulla di nuovo, raccogliendo in molte parti del suo libro atti giudiziari, inchieste giornalistiche, aggiungendo, comunque, testimonianze di prima mano: d'altra parte stiamo parlando di un'inchiesta giornalistica e non di un romanzo, come spesso viene classificato il poderoso libro di Saviano, parlando del quale spesso si dimentica una delle lezioni più importanti dell'anti-mafia, non lasciare che le attività criminali di mafia, camorra, 'ndrangheta in generale vengano dimenticate.
Il successo del libro di Saviano ha, poi, dato origine ad una vera e propria opera multimediale: prima di tutto un'opera teatrale, partita il 29 ottobre 2007 dal Teatro Mercadante di Napoli, diretta da Mario Gelardi, quindi un film dell'oggi acclamato Matteo Garrone, uscito a metà maggio 2008.
L'opera teatrale di Gelardi, realizzata in collaborazione con lo stesso Saviano, guardando alcuni video su youtube (ve ne metto uno in chiusura di articolo), sembra molto più coerente con il libro, mentre il film di Garrone è, evidentemente per le più che evidenti differenze tra i due mezzi di comunicazione, molto più d'azione, puntando sulla guerra tra gli scissionisti di Secondigliano e il clan di Di Lauro, fotografata ai suoi inizi. In una situazione così tesa e violenta, il film si concentra sulle storie di alcuni protagonisti dell'epoca, vittime piuttosto che carnefici, tutti o destinati alla morte, o a essere psicologicamente schiacciati dai clan napoletani. A questa situazione viene anche aggiunta, e in un certo senso anche ampliata rispetto al libro, la questione spazzatura: guardando il film si ha la sensazione che la camorra abbia sfruttato le difficoltà di gestione dell'immondizia campana da parte dei politici per far diventare Napoli la pattumiera d'Italia!
Alla forza d'urto della storia, a una sceneggiatura dura che non rinuncia anche ad alcune scene cruente (come la strage nel beauty center all'inizio del film), viene abbinata un'ottima regia, con le scene girate come in un documentario, con camera a spalla. La stessa fotografia non fa altro che aumentare la sensazione di tensione e oppressione che grava sulla città e sulle zone limitrofe.
Il film riprende, comunque, molte delle descrizioni del libro di Saviano, sebbene si abbia la sensazione che in questi ultimi dieci anni Gomorra sia stato spogliato del simbolismo che l'inchiesta ha avuto alla sua uscita per diventare un prodotto puramente mediatico (anche se questa trasformazione è, ad ogni modo, nostra responsabilità, al pari del non parlare abbastanza di mafia). Ad ogni modo, se potete, recuperate sia la lettura di Gomorra, sia la visione del film di Garrone, magari aggiungendo anche la lettura della serie di Jean-Claude Izzo sul personaggio di Fabio Montale.
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