Sul finire degli anni Novanta del XX secolo venne trasmesso, su una delle reti Mediaset, il film del 1984 Dune di David Lynch. Terzo lungometraggio del mitico regista statunitense famoso soprattutto per Twin Peaks, si trovò alla fine in mano con quello che la critica, in particolare anglofona, definì come un pessimo film. Tra le poche voci contrarie, quella di Harlan Ellison, che ritenne tra i motivi di tale fallimento una cattiva promozione del film presso i critici stessi. C'è da dire, però, che molte delle critiche rivolte alla pellicola puntavano sulla complessità della storia, probabilmente dovuta ai tagli subiti prima di venire distribuita. Prendo come possibile motivazione per il fatto che, invece, il Dune di Lynch mi piacque il fatto che la versione andata in onda all'epoca in televisione era stata rimontata con alcune delle scene tagliate, rendendo la storia più facilmente comprensibile.
Nel complesso, però, trovai il film ben fatto per la forza dei personaggi, gli aspetti filosofici e religiosi e la forza visiva della pellicola, già molto lynchiana nonostante fosse il terzo lavoro importante del regista. La visione del film, però, mi spinse a cercare il romanzo di Frank Herbert da cui il film era tratto. Per un caso fortunato Sperling&Kupfer a partire dalla metà del 1999 iniziò la pubblicazione di tutta la serie originale di 6 romanzi scritta da Herbert e ambientata su Arrakis. Di tutta la serie, lessi immediatamente solo il primo romanzo, lasciando però in sospeso la lettura degli altri cinque. Ho ripreso in mano Dune, rileggendolo (uno dei pochissimi casi), con l'idea di leggere tutta la serie di seguito, giusto con poche pause tra i 6.
Il pianeta delle dune
La forza del romanzo di Herbert sta, però, in quella complessità che, per contro, ha nuociuto alla pellicola di Lynch, almeno negli Stati Uniti (il film lo si potrebbe tranquillamente considerare un successo in Europa).Protagonista è la casata degli Atreides, in particolare il quindicenne Paul. L'imperatore galattico, in combutta con il Barone Harkonnen, toglie a quest'ultimo il controllo di Arrakis per consegnarlo a Leto Atreides, che così si trasferisce dal suo pianeta d'origine, Caladan, sul suo nuovo possedimento, gettandosi tra le fauci della trappola ordita dal Barone contro il suo eterno rivale.
Arrakis ha un valore fondamentale nell'universo: è l'unico pianeta dove è possibile estrarre il melange, o spezia, una droga particolare che permette ai piloti della Gilda di tracciare la rotta nello spazio superluminale e mantenere i contatti tra i pianeti in tempi umani. La spezia, che è anche utile per esaltare i poterin psichici, ha anche un effetto collaterale: genera dipendenza.
Arrakis, però, ha anche una controindicazione: è un pianeta difficile a causa del suo ambiente ostile, completamente coperto da dune, ed è abitato dal popolo dei Fremen (spero non sfugga il fatto che Fremen sia molto simile a free men, uomini liberi), orgoglioso popolo del deserto, unico in grado di sopravvivere ai pericoli del pianeta, su tutti i giganteschi vermoni che attraversono le dune per cibarsi della spezia.
Arrakis, infine, è anche un pianeta che cela un incredibile segreto, nascosto sotto gli occhi di tutti: ospita una biosfera ricca e dinamica e un'atmosfera respirabile nonostante l'assenza di acqua superficiale e di piante. Proprio intorno a questo segreto si muovono le possibilità di Paul di ottenere la fedeltà dei Fremen contro gli Harkonnen. Herbert, in particolare, mostra in Dune la capacità di costruire e descrivere in maniera vivida, convincente e scientificamente coerente un mondo completamente desertico. La verosimiglianza di Arrakis, però, si regge soprattutto sulla forza dei Fremen, popolo modellato sulle popolazioni terrestri che abitano in ambienti simili: non a caso usi, costumi e terminologia sono basati soprattutto sull'islam. I Fremen, però, sono anche un popolo forte, orgoglioso e dalle grandi capacità di combattimento con una tecnologia raffinata per la sopravvivenza nel deserto, mosso da un sogno, vedere finalmente l'acqua scorrere sulla superficie di Arrakis mantenendo un deserto ricco di spezia. La sua cultura, però, è intrisa di riti religiosi che si mescolano a quelli guerrieri, nell'attesa del compimento della profezia che gli consegnerà una guida, proveniente da un altro pianeta, che permetterà loro di iniziare a costruire questo sogno, che è evidentemente anche un sogno di libertà. Questa profezia si incrocia con l'altra grande profezia che attraversa Dune, quella dell'uomo in grado di ottenere senza rischi i poteri delle Bene Gesserit. Queste sono una casta sacerdotale femminile in possesso di poteri e tecniche di controllo mentale e genetico con l'unico obiettivo di preservare e migliorare le linee genetiche ritenute più proficue per l'evoluzione del genere umano. Secondo una profezia Bene Gesserit, nascerà un bambino in grado di ottenere tutti i poteri di una loro sacerdotessa e di inoltrarsi in zone a loro irraggiungibili, il così detto Kwisatz Haderach. In questa costruzione di profezie dentro altre profezie e di strutture religiose che mascherano obiettivi poco mistici, Herbert fa sua un'idea libertaria: la religione e la politica sono due facce della stessa medaglia, il controllo della popolazione.
In questo senso Paul Atreides, il Muad'dib dei Fremen e il Kwisatz Haderach delle Bene Gesserit, sfrutta a suo vantaggio proprio gli aspetti religiosi costruiti intorno alla sua figura per ribaltare la situazione e, soprattutto, donare libertà e dignità al popolo del deserto e più in generale proporre un discorso contro qualunque genere di controllo esercitato con la forza. Non a caso la scena conclusiva, di cui Paul è il mattatore, mescola insieme politica, economia, religione, genetica riunendo tutti questi aspetti nelle sue mani.
Ciò che Dune lascia, allora, in sospeso, è se un uomo solo possa sopportare tale peso senza pagarne le conseguenze. E queste conseguenze, sempre accennate nelle visioni di Paul, saranno l'oggetto del romanzo successivo della saga.
It begins as Dune begins, it ends as Dune ends and I hear my dialogue throughout. How much more could a writer want? Even though I have quibbles – I would've loved to have had David Lynch realize the banquet scene – do I like it? I do. I like it. Very much.(1)
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