Stomachion

lunedì 30 marzo 2020

Il Mediterraneo in barca

Pur conoscendolo come prolifico giallista, era a me poco nota l'attività da reporter di Georges Simenon. Uso il termine reporter e non giornalista, poiché, come ho scoperto ne Il Mediterraneo in barca, lo scrittore francese era anche un appassionato di fotografia e la affrontava in maniera professionale, tanto da accompagnare i suoi articoli di viaggio con le foto scattate da egli stesso.
I reportage pubblicati in questo primo volume di quella che promette di essere una serie particolarmente interessante raccontano di una piccola crociera che Simenon compì a bordo di una barca a vela, una goletta, in lungo e in largo per il Mediterraneo. Il viaggio viene compiuto tra la tarda primavera e l'estate del 1934, mentre l'Europa era ancora in una situazione di stabilità apparente prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Non a caso l'Italia era sotto il regime fascista, citato peraltro dallo scrittore nel corso del suo viaggio. L'idea di Simenon, però, è quella di raccontare soprattutto i popoli del Mediterraneo e ciò che li accomuna, sottolineando al contempo le differenze con la vita cittadina, fortemente influenzata dai primi vagiti dell'economia capitalista.
Emerge un concetto assolutamente interessante, come quello della crisi economica: questa, di fatto, non ha senso per i popoli del Mediterraneo che vivono di pesca. La loro vita oscilla tra momenti di "magra" e momenti di "grassa", gestita senza i drammi tipici della civiltà cittadina. In particolare in Italia Simenon trova anche un approccio in qualche modo libertario al vivere sociale. A un certo punto del suo viaggio, la barca di Simenon si trova ormeggiata nel porticciolo di Cavo, dove entra in contatto con il concetto di "cugino". Durante la permanenza a Cavo, infatti, la sua barca è stata frequentata da un numero "innumerabile" di "cugini" del suo equipaggio che però, ben lungi dall'essere scrocconi, ricambiavano l'ospitalità, che era soprattutto di tipo culinario, aiutando nei piccoli lavori di manutenzione o organizzando delle piccole feste con canti, balli e vivande offerte da altri "cugini" un po' più abbienti. Alla fine l'atmosfera sulla barca, per come la racconta Simenon, era rilassata e tranquilla, e lo scrittore non dovette pagare nulla in più del normale stipendio ai marinai che aveva ingaggiato.
In generale gli articoli di Simenon raccontano degli usi e costumi delle popolazioni del Mediterraneo, al tempo stesso specifici per ogni costa, ma molto simili tra loro, con forse l'unica eccezione di Malta, dove la presenza degli inglesi, "colonizzatori" come li definisce il francese, ha resto alcuni usi e costumi tipici dei porti molto più difficili rispetto al resto del Mare Nostrum. Ad ogni buon conto uno spaccato della società marinara dell'epoca, in cui solo in poche occasioni fanno capolino "aggiornamenti" sulla situazione politica del continente.

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