Stomachion

sabato 21 marzo 2020

Momotaro: favola giapponese

Pubblicato per la prima volta a puntate (se la memoria non mi inganna) sulle pagine de Il Giornalino nel 2006 e successivamente raccolto in uno spillato allegato al numero 9 del marzo 2009, Momotaro è uno dei tanti piccoli gioiellini nella vasta produzione di un maestro del fumetto come Sergio Toppi.
Come ho scritto nel post uscito un paio di giorni dopo la sua scomparsa, Toppi aveva una grande passione, quella per l'avventura, in particolare negli spazi aperti, immersa nella natura. Praticamente nessun fumetto della sua produzione (quanto meno nessuno dei suoi migliori fumetti, e sono veramente tanti) sfugge a questa regola, iniziando dalle riduzioni di grandi romanzi, come Il richiamo della foresta di Jack London, fino a opere originali, come la serie de Il collezionista. In queste ultime, spesso, Toppi ha mescolato lo stile realistico del suo tratto con trame velatamente fantastiche o favolistiche come nel caso di Momotoro. Quest'ultima raccoglie anche un'altra delle grandi fascinazioni di Toppi: le culture altre e quello che possiamo apprendere da esse. In questo caso è il Giappone a essere protagonista del racconto.
La storia, per ritmo e fascinazione, ricorda un'altra bella storia di un grande narratore britannico, sto pensando ai Cacciatori di sogni di Neil Gaiman(1). Gli elementi sono presenti tutti: abbiamo un personaggio isolato nei boschi che improvvisamente fa un incontro che gli cambia la vita. E c'è anche un pericolo che incombe sul protagonista. Rispetto a Cacciatori di sogni, però, il protagonista non è l'uomo isolato dal mondo, ma chi gli cambia la vita, nel caso di Toppi il piccolo Momotaro.
Siamo nel Giappone feudale e un signorotto, dopo aver usurpato il principe legittimo, utilizzando dei samurai-demoni, inizia a espandere il suo territorio con metodi violenti e vessando gli abitanti dei villaggi che cadono sotto il suo giogo. Come intuibile, è proprio Momotaro a risolvere in qualche modo la faccenda. Gli appassionati di miti e favole, o semplicemente chi in qualche modo ricorda le favole che ci venivano raccontate da bambini, troverà la lettura della storia, ristampata nel 2018 da Editoriale Cosmo in bianco e nero, in alcuni punti forse un po' scontata, ma la cosa, nel complesso, non disturba. Innanzitutto perché il lettore non si aspetta di venire realmente spiazzato (l'unico modo sarebbe con la sconfitta dell'eroe, cosa inaccettabile per questo genere di avventura, a meno di non volerla trasformare in un prodotto seriale), ma soprattutto perché la storia narrata da Toppi è universale nei temi, avendo peraltro come di più lo stile grafico di uno dei migliori autori di fumetto italiano di tutti i tempi.
  1. Tra l'altro i due, anche se indirettamente, hanno incrociato le loro strade. Toppi, infatti, ha realizzato le copertine di 1602: Il nuovo mondo, miniserie ambientata nell'universo Marvel parallelo ideato proprio da Gaiman. Magari in futuro ci scriverò su qualcosa. 

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