Alla ricerca dell'energia perduta
Con l'idea di mostrare ai lettori il pericoloso e deleterio potere delle bufale, Blasco Pisapia propone una divertente storia con Paperon de Paperoni protagonista, La bufala migratoria.Pisapia, però, smonta letteralmente Paperone descrivendone un comportamento abbastanza inconsueto causato da un giornale fasullo. Una delle sue vittime nella sua usuale ricerca di una lettura a scrocco del quotidiano decide di rendergli pan per focaccia stampando un giornale con notizie fasulle. In particolare Paperone viene colpito dai milioni raggranellati da un collezionista di cassonetti, dalla tassa sul possesso di sedie et simili e soprattutto dalla scoperta di un combustibile ricavato da un'alga energetica la cui presenza sarebbe indicata dalla rotta migratoria di un rarissimo uccello, il beccolungo semipalmanto.
Così Paperone, dopo aver dato via le sue azioni petrolifere e aver dato ordine di acquistare cassonetti e distruggere tutte le sedie del deposito, parte per una ricerca nella pratica impossibile. Nel frattempo il mondo esterno inizia a interessarsi alle sue mosse finanziarie e le bufale sulla sua salute mentale continuano sommarsi una all'altra spingendo il suo impero finanziario sull'orlo del fallimento.
Come al solito Paperone resce a rimettere in sesto le sue finanze, il come lo lascio scoprire al lettore. L'aspetto interessante della storia è che, all'interno della vasta ricerca sui biocarburanti, sono stati presi in considerazione anche quelli a base di alga. La proposta prende le mosse a partire della seconda guerra mondiale dai due ricercatori tedeschi Harder e Von Witsch nel 1942 e venne successivamente ripresa in vari paesi del mondo (Stati Uniti, Giappone, Inghilterra, la stessa Germania) dopo la conclusione del conflitto. Allo stato attuale delle ricerche sono soprattutto i problemi economici a porre i maggiori ostacoli per un uso commerciale della tecnologia per la creazione di un biocarburante a base di alghe. Da qui, forse, l'interesse spasmodico di Paperone nei confronti di un'alga che avrebbe abbattutto e di molto i costi di produzione.
Un eroe smemorato
Alla fine della prima puntata di Paperinikland avevamo lasciato un Paperino smemorato che aveva dimenticato la sua vera identità di Paperinik. La spiegazione di come ciò sia stato possibile non è soddisfacente, visto che le carcan originali cancellavano la memoria di una quantità di tempo dipendente dal numero di caramelle che si assumeva, per cui Paperino non avrebbe solo dovuto dimenticare di essere Paperinik, ma anche della sua esistenza e di tutti gli anni trascorsi dalla sua creazione in poi. Per cui l'unica cosa da immaginare è che le carcan ingurgitate da Paperino nell'episodio precedente erano state appositamente studiate da Archimede per far dimenticare la vera identità di Paperinik, anche se ciò non viene esplicitamente raccontato.La storia, che di fatto non fa recuperare a Paperino la memoria né tantomeno il suo carattere da eroe, è un riproporre i difetti peggiori del Paperinik anni Ottanta, brasiliano ma non solo, in cui l'eroe paperopolese si portava dietro la sfortuna di Paperino, generando storie sì divertenti, ma non molto rispettose del ruolo acquisito da Paperinik all'interno del corpus disneyano italiano. Questa situazione, obiettivamente gestita in maniera poco soddisfacente da Marco Gervasio, è essenzialmente causata dall'apparente necessità di voler risolvere la faccenda entro l'inaugurazione. La si spera momentanea amnesia di Paperino da un'opportunità per proporre una storia non banale di Paperinik in cui viene approfondito il ruolo dell'eroe nella società moderna paperopolese si trasforma in una sorta di parodia del personaggio stesso. La speranza è che il seguito della storia, come sempre magistralmente disegnata da Giorgio Cavazzano, riesca a spiegare in maniera coerente e soddisfacente tutti questi elementi che mi hanno fatto storcere non poco il naso. La vedo dura, ma non si sa mai, visto che per una volta le dinamiche martiniane sono state abbandonate, con ottimi risultati nello stile narrativo di Gervasio.
Nessun commento:
Posta un commento