Stomachion

mercoledì 3 giugno 2020

Boote e i suoi cani da caccia

Abbiamo già incontrato la costellazione di Boote (da identificarsi in quell'occasione con Icario) a proposito di mitologica battuta di caccia. E visto che la costellazione si trova accanto a quella della Corona Boreale, vale la pena provare a raccontare più specificamente la sua storia.
Il custode dell'Orsa
La grande costellazione di Boote è strettamente legata a quella dell'Orsa Maggiore. Boote, infatti, era anche indicato come Arctophylax, che indica sia Sorvegliante dell'Orsa sia Custode o Guardiano dell'Orsa.
Questa tradizione avvalora, in particolare, il mito più noto legato alla costellazione, secondo cui questa rappresenta Arcas, figlio di Zeus e Callisto. La storia del giovane è piuttosto complessa e interessante. Iniziamo da Callisto: ancella di Artemide, era la figlia di Licaone, re di Arcadia. Un giorno Zeus andò a pranzo dal suocero (si autoinvitò!), ma quest'ultimo, non fidandosi dell'identità del suo commensale, decise di fare a pezzi il nipote Arcas e servirlo al suo ospite, che lo avrebbe certamente riconosciuto se fosse stato Zeus. E purtroppo per Licaone fu proprio così, visto che Zeus si incollerì subito uccidendo a colpi di fulmine i figli di Licaone trasformando quest'ultimo in un lupo. Alla fine di tutto il dio prese pazientemente tutti i pezzi del figlio dalla grigliata mista che aveva gettato a terra, li ricompose e diede il fanciullo alla Pleiade Maia per allevarlo forte e robusto.
E così, in effetti fu. Nel frattempo la madre di Arcas, la sventurata Callisto, era stata trasformata in un'orsa, non si sa bene se da Era, moglie di Zeus, che gli trasformava quasi sempre le sue amanti in qualche animale, o se da Artemide per punirla della perdita della verginità. A parte questo piccolo dettaglio, che però ci dice quanto vendicativi erano gli dei dell'Olimpo, Callisto vide Arcas e lo riconobbe. Cercò di andargli incontro, in fondo era suo figlio, ma avendo perso il dono della parola, la comunicazione tra i due non fu granché efficace, così Arcas iniziò a inseguire sua madre per ucciderla. Nel corso di questa drammatica battuta di caccia i due finirono all'interno di un tempio dedicato proprio a Zeus, dove però vigeva il divieto di ingresso, pena la morte. Così il dio finalmente decise di intervenire e pose madre e figlio in cielo per sottrarli al loro mortale destino.
Inoltre, a seguito di questa leggenda, secondo il poeta Arato di Soli è proprio Boote che costringe l'Orsa a muoversi intorno al polo nord celeste.
Come curiosità accessoria è interessante notare come per gli antichi babilonesi era identificata con il dio Enlil, il capo del loro pantheon. Per i nativi nordamericani, invece, la costellazione era nota come Taluyaq, la trappola per pesci.
I cani da caccia cui faccio cenno nel titolo gli vennero assegnati da Johannes Hevelius nel 1690: d'altra parte i cani da caccia più famosi erano già di Orione e in qualche modo anche Boote/Arcas aveva bisogno di un paio di cani per la sua caccia celeste all'Orsa.

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