Stomachion

domenica 7 giugno 2020

Topolino #3367: E' tutto uno scherzo

Con una copertina realizzata da Giorgio Cavazzano che riprende la prima vignetta della storia d'apertura, ritorna sulle pagine di Topolino il buon Casty. Questa volta, però, non con una storia da autore completo, ma affiancato dal clone ufficiale di Cavazzano, Alessio Coppola.
Tutti all'isola della gioia
La storia presenta i tipici elementi siegeliani rielaborati da Casty per i lettori di Topolino del terzo millennio. La storia inizia con Clarabella e Orazion che propongono a Minni e Topolino di andare al posto loro a Gioiosity per una vacanza calma e rilassante. Topolino, che ha diversi impegni, tra cui un campeggio con Pippo, non può partire, così va la sola Minni, che evidentemente non ha mai nulla da fare. L'imprevisto, però, è alle porte, è a conti fatti si rivela come una variazione sul tema di Lost: gli isolani, infatti, si ritrovano isolati a causa di una tempesta e il giorno dopo la non avvenuta partenza si trasformano tutti in burloni impenitenti che iniziano a tormentarsi a vicenda e quindi a inseguire Minni e Topolino, nel frattempo giunto a Gioiosity con un piccolo yacth, come una torma di zombie, assetati di scherzi, però!
Forse la parte più inquietante della storia è che, ancora una volta, dietro tutta la vicenda non ci sia alcun cattivo (come ad esempio il castyano Vito Doppioscherzo), ma ancora una volta un qualche genere di potere fuori controllo.
Assurdi finali, parte 1
Tolta la storia di Newton Pitagorico, il resto del numero è sostanzialmente dimenticabile, se non peggio. Partiamo con La fonte scintillante di Carlo Panaro e Giampaolo Soldati. La storia parte con delle premesse ciminiane: Battista fornisce a Paperone l'informazione sull'esistenza di una fonte d'acqua in grado di lucidare perfettamente qualunque genere di metallo. Paperone, che è come sempre oberato d'affari, manda Paperino e nipotini, a loro spese, nella ricerca.
A questo punto, se fosse stata una storia di Cimino, viste le premesse, Paperino avrebbe trovato un modo per sfruttare per suo conto la scoperta, almeno per rifondersi delle spese di viaggio sostenute. Invece, e mi spiace per lo spoiler, autoboicotta la missione, con una motivazione incomprensibile, considerando la responsabilità dei nipotini a carico. Inoltre, il che peggiora ancora di più la valutazione della storia, i nipotini risultano non comprendere appieno la situazione, accontentandosi del classico gelato e del divertimento per l'avventura vissuta.
Se a questo aggiungiamo anche le ultime uscite di altri autori, incluso Bruno Enna, ultimamente si sta tornando alla classica situazione di un Paperino sottopagato e vessato da Paperone, seppure in modi gentili, che in una situazione realistica sarebbe sostanzialmente alla fame, avendo tre pre-adolescenti a carico.
Assurdi finali, parte 2
E' rarissimo che legga le storie brevi e ancora più raro che ne scriva. Unica eccezione recente è Enrico Faccini, sia a solo, sia con Giorgio Salati e le loro storie su Malachia. Però, per questo numero, faccio una nuova eccezione, ma per i motivi opposti rispetto a Faccini.
Lo scarabeo d'oro non ha alcun riferimento all'omonimo racconto di Edgar Allan Poe, ma è la prima storia di una nuova serie di brevi, I fratelli de' Paperoni. Il coinvolgimento di Gedeone de' Paperoni è stata, dunque, la molla principale che mi ha spinto a leggere con una certa curiosità la storia di Vito Stabile e Massimo Asaro, anche soprassedendo sullo stile puccioso di Asaro, che non ritengo molto adatto per una storia d'avventura. E soprassedendo anche sul fatto che i due fratelli partono con un abbigliamento poco adatto, ma non tutti sono Cavazzano, o De Vita, o Sciarrone.
La storia è sostanzialmente un dungeon in cui Paperone e Gedeone vanno alla ricerca di uno scarabeo d'oro nascosto all'interno della piramide di Kwak-Ra, unico dettaglio ben fatto nella storia di Stabile. Come, infatti, viene raccontato da Paperone nel finale, il faraone Kwak-Ra venerava il Sole come una divinità. E una delle divinità del pantheon egizio era proprio Ra, dio del Sole.
Torniamo ai nostri esploratori. Stabile descrive fin dall'inizio una dinamica che stupisce il vecchio lettore: da un lato Paperone che espone qualunque idea balzana, fantastica o magica; dall'altro Gedeone che con raziocinio la smonta, mostrando come per ogni creduloneria esiste una spiegazione. Ad affossare la storia, però, è il finale. Dopo questa serie di botta e risposta tra Paperone e il fratello, i due arrivano nella sala centrale del tempio, dove è custodito lo scarabeo, che si rivela non essere d'oro. A quel punto Paperone, che già inizia a blaterare di un incantesimo di protezione, per fortuna non invoca il Dr Strange, ma forse sarebbe stato meglio, e invece apre il portale che da verso l'esterno. A quel punto la luce proveniente dall'esterno trasforma lo scarabeo dal materiale di cui era fatto, presumibilmente pietra, in oro, gettando a mare la chimica e la fisica con cui Gedeone ha risposto al blaterare del fratello.
Un ben misero risultato per uno sceneggiatore che aveva esordito molto bene su Topolino.
Uno sguardo al futuro
Il numero si chiude con Il segnale dal futuro, storia con Rockerduck protagonsta realizzata da Gabriele Mazzoleni e Michele Mazzon. Anche in questo caso è il finale la parte debole, perché fornisce un giudizio morale eccessivamente pesante nei confronti dell'avversario di Paperone. Rockerduck, a causa di una serie di circostanze intuibili sin dall'inizio (la storia si apre con una vendita di Archimede di invenzioni riadattate, inclusa una macchina del tempo difettosa) entra in possesso di uno smartphone in grado di ricevere informazioni dal futuro. Ovviamente il magnate inizia a sfruttarle per surclassare Paperone, cosa che avviene in breve tempo.
Mazzoleni e Mazzon, però, conducono la vicenda fino a riportare tutto sui binari usuali, ma come detto non si accontentano di ciò e pongono nel finale un eccessivo giudizio morale nei confronti di Rockerduck che forse, per una volta, poteva essere risparmiato.

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