Stomachion

giovedì 4 giugno 2020

Cose fragili

Mi sembrava un bel titolo per un libro di racconti. Dopo tutto, di cose fragili ce ne sono talmente tante. Le persone si rompono così facilmente, e anche i sogni, e i cuori.
Con queste parole Neil Gaiman giustifica il titolo della raccolta di racconti Cose fragili. Il libro, peraltro, ha anche una dedica particolare a tre maestri del racconto: Ray Bradbury, Harlan Ellison e Robert Sheckley. In effetti c'è un altro nume tutelare di Gaiman, non citato nella dedica, Arthur Conan Doyle. La raccolta, infatti, dopo l'introduzione, inizia con Uno studio in smeraldo, evidentemente ispirato all'infallibile investigatore di Baker Street e al suo amico dottore. Il racconto, che ha permesso a Gaiman l'ingresso all'interno degli Irregolari di Baker Street, è un piccolo capolavoro, quasi un romanzo breve, costruito intorno all'idea del ribaltamento dei ruoli, come diventa evidente nel finale, ma intuibile già a metà racconto per gli amanti del canone sherlockiano. In effetti l'idea di ambientare il racconto in una realtà alternativa rende anche il racconto apprezzabile anche dai puristi come il sottoscritto e anzi restituisce uno Sherlock Holmes ancora più fedele di molti racconti e romanzi fuori dal canone.
Non è l'unico gioiello presente nella raccolta. Di alcuni ne ho scritto nelle settimane precedenti, avendo essi avuto una versione fumettistica (cosa normale per uno scrittore come Gaiman diventato famoso soprattutto con la sua reinterpretazione di Sandman), così in questa sede mi posso concentrare su alcuni piccoli pezzi di bravura, come ad esempio L'uccello del sole, che in un certo senso è sulla stessa linea del racconto sherlockiano, in cui un simpatico gruppo di amici decide di andare alla ricerca di un misterioso uccello del sole che all'incirca ogni quarantina d'anni ricompare nella città di Suntown. La loro idea è quella di mangiarlo! Non sanno, però, quale sia la vera identità mitologica di questo uccello del sole.
Dai toni hitchcockiani, invece, è Chi nutre e chi mangia, rappresentazione in chiave horror del simbiotico rapporto malato che a volte si instaura in una coppia. Alla fine, tra un'incursione nella fantascienza e un'altra nel gotico, ariva il gran finale, Il sovrano del Glen, che riporta gli affezionati lettori di Gaiman nel fantastico mondo di American Gods e de I figli di Anansi.
Ultima menzione è per Il fabbricante di mappe, che non è un racconto della raccolta, ma trova posto nell'introduzione quando Gaiman scrive del racconto Gli altri. Questo racconto fuori sommario, quasi una bonus track, unisce la passione dello scrittore britannico per l'oriente con un gusto squisitamente carrolliano. La storia, infatti, narra di un imperatore in Cina ossessionato dalle mappe. Il suo più grande obiettivo era quello di realizzare la mappa più precisa in assoluto della sua nazione. Era partito da una riproduzione in piccolo, molto dettagliata, dentro il suo immenso giardino, per poi passare a mappe sempre più grandi. Il suo progetto più grande è, però, presto detto:
Una mappa dell'impero, in cui ciascuna casa sarà rappresentata da una casa in dimensioni reali, ogni montagna sarà illustrata da una montagna, e ogni albero da un albero delle stesse dimensioni e della stessa specie, ogni fiume da un fiume, e ogni uomo da un uomo.
Ovviamente quella mappa esisteva già, ma il buon imperatore non se era reso conto.
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