Stomachion

domenica 25 aprile 2021

La casa di carta: Bella ciao

Direi che oggi, 25 aprile, giorno in cui si ricorda la liberazione dell'Italia dal fascismo e si festeggia la lotta della resistenza partigiana ha senso scrivere qualcosa sulla seconda stagione de La casa di carta (poi, a Topolino, ci penseremo domani). E il motivo è semplice: gli autori della serie hanno, infatti, scelto Bella ciao, canzone simbolo della resistenza partigiana, come soundtrack della serie. E la cosa, come diventa sempre più evidente nel corso della seconda stagione, ha decisamente senso.
La serie prosegue la storia iniziata nella prima stagione, mantenendo anche la stessa struttura stilistica: i rapinatori continuano a restare asserragliati dentro la zecca di stato, resistendo e stampando, con l'aiuto degli ostaggi, gli euro previsti nel piano del Professore. Ovviamente continua anche la resistenza degli ostaggi, ridotta a pochi elementi capeggiati dal direttore della zecca, Arturo Román.
In questo senso la caratterizzazione dei personaggi è significativa: Arturo, infatti, viene rappresentato in termini sostanzialmente negativi e spregiativi, ed essendo un rappresentante dello stato la cosa risulta coerente in contrasto con il Professore, il cui piano ha un che di idealistico. Questa componente risulta evidente durante le puntate finali, quando gli autori inscenano un drammatico confronto tra il Professore e Raquel Murillo, con la quale ha intrapreso una non prevista relazione sentimentale.
Per contro, però, Bella ciao sembra più un modo, soprattutto per Berlino, di giustificare la sua megalomania, causata dalla malattia incurabile di cui è affetto. Questa sensazione diventa forte in particolare nell'emozionante scena in cui il Professore e Berlino cantano il famoso canto popolare italiano, come potrete apprezzare nel video che vi metto alla fine del post.
La serie, alla fin fine, oscilla proprio tra i due estremi della resistenza e della lotta contro lo stato oppressore, che chiede contributi, ma che restituisce poco o nulla, soprattutto quando i cittadini chiedono un aiuto, e l'egoistico desiderio di ottenere un vantaggio personale. D'altra parte la conclusione lascia in sospeso la promessa dei rapinatori di dare parte dei soldi stampati agli ostaggi che li hanno aiutati durante l'impresa. Questa parte robinhooddesca non viene approfondita e il suo lasciarla in sospeso rende un po' ambigua l'idea dietro la serie ideata da Álex Pina.
Vedrò come proseguiranno le stagioni successive de La casa di carta, che ancora devo recuperare, ma ho paura di confermare vari pareri che ho "sentito" in giro, che sintetizzo con: era meglio se si fermavano con la seconda stagione.

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