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martedì 23 maggio 2023

Topolino #3521: Il padre dell'italiano

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Quando ero studente del liceo, ciò che si raccontava era che il padre della lingua italiana era Alessandro Manzoni. Questo primato era, ovviamente, dovuto alla sua opera più fammosa, I promessi sposi. Era stata progettata non solo per avere la massia diffussione possibile (raccontava una storia in cui la maggior parte degli italiani potevano riconoscersi), ma aveva anche l'intento di diffondere il più possibile all'interno del territorio unito. In effetti sia la prima versione del romanzo, Fermo e Lucia datata 1825-1827, sia quella definitiva, ripubblicata tra il 1840 e il 1842, venne pubblicata prima della proclamazione del Regno d'Italia il 17 marzo del 1861. Ciò, però, non ha impedito al romanzo di costruire quella base linguistica per il territorio italiano che è stata celebrata su Topolino #3521 in occasione del Salone del libro di Torino, quest'anno particolarmente importante visto che ricorrono i 150 anni dalla scomparsa di Manzoni.
E per celebrare degnamente la ricorrenza Alessandro Sisti supportato ai disegni da Paolo Mottura riporta i paperi in Italia: Paperone, infatti, sulla scorta di quanto avvenuto con Dante Alighieri, spera di trovare un inedito manzoniano da pubblicare con la sua casa editrice. E così ecco una nuova avventura dei paperi insieme con Adalbecco Quagliaroli e la nipotina Lucilla si avviano verso Milano sulle tracce di Manzoni, ovviamente con i retro-occhiali introdotti da Sisti proprio in occasione della storia dedicata a Dante. L'evoluzione dei retro-occhiali, che non mi avevano convinto completamente (motivo principale: toglievano al genere uno dei suoi elementi essenziali, la ricerca delle fonti e quindi quel senso vero di caccia al tesoro), introduce poi una variabile interessante che dimostra, più o meno come le Misadventures, perché Paperone non può essere messo a parte dell'esistenza di nessuna macchina del tempo.
Al di là dei dettagli sulla storia, o della disneyzzazione di Manzoni in Anassandro Manzoni, la storia risulta, come sempre del resto, molto ben documentata, riuscendo a fornire al lettore non solo alcune informazioni biografiche, come la gran mole di figli di Manzoni, ben sette, ma anche a fornire in maniera diretta e in qualche modo esplosiva l'essenza della letteratura di Manzoni, quel vero storico che era una parte essenziale delle storie che lo scrittore era interessato a narrare: personaggi plausibili e vividi per emozioni e atteggiamenti che si muovono in un contesto storico quanto più aderente possibile all'ambientazione scelta. Proprio come è avvenuto con I promessi sposi.
Sul resto del sommario ho poco altro da dire: si avvia verso la sua conclusione Le isole della cometa di Pietro Zemelo, Alex Bertani e Nico Picone. Arrivati al quarto episodio stento a capire cosa non mi convince della storia. Non certo la trama nel suo complesso, ricca di spunti che invitano a voler essere scoperti,o il fatto di essere arrivata al quarto episodio. Anzi, per tutto quello che è stato messo nella saga, direi che sono anche una lunghezza consona. E', forse, proprio la struttura dei singoli episodi, che risultano avere poco ritmo. Forse avrebbe giovato provare ad applicare una struttura simile a quella de La ciurma del Sole Nero con episodi autoconclusivi che potevano dare un buon ritmo alla singola puntata, senza rinunciare alla storia che le tiene insieme.
Ad ogni buon conto, vedremo come andrà a finire.
L'ultima storia è, infine, il ritorno, forse un po' forzato, di una saga che ha effettivamente diviso i lettori tra chi l'ha apprezzata e chi non l'ha digerita. Come forse ricorderete ero più vicino all'ultimo gruppo, tranne poi rivalutare l'intera operazione grazie al finale. L'ombra di Ducktopia di Francesco Artibani, Licia Troisi e Francesco D'Ippolito introduce un elemento interessante non esplorato nella saga vera e propria, recentemente ristampata in volume, e completa l'opera citazionistica con un ritorno di Topolino e Pippo che, in piccolo, ricorda il terzo episodio de La spada di ghiaccio, Il ritorno del Principe delle nebbie (ovviamente non è l'unica citazione!).
Con questa storia gli autori al tempo stesso chiudono i conti con Ducktopia, lasciandosi, però, un piccolo spiraglio per tornare a narrare storie in quel mondo: personalmente non mi dispiacerebbe se Ducktopia tornasse, ma senza i personaggi disneyani classici. La vedo, però, un po' difficile come cosa, mentre forse più fattibile potrebbe essere chiedere a Licia Troisi se ha voglia di provare a scrivere una nuova storia proprio della più grande saga fantasy disneyana: sarò prevenuto, ma credo che ne verrebbe fuori una gran bella storia!

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