
Con la prosecuzione della lettura, però, più i redazionali che la storia aumentarono la mia curiosità nel voler leggere la saga precedente, Crisi Oscura sulle Terre Infinite, che in effetti è stata la prima prova per gli eroi della Terra senza la Justice League. Prologo alla saga, infatti, è stata la morte della Justice League nella sua interezza, o quasi.
La Grande Oscurità

La storia, pubblicata in Italia sul Justice League #31 della Panini, vede la JLA affrontare Pariah e il suo "esercito oscuro". Pariah era uno dei personaggi più drammatici di tutta Crisi sulle Terre Infinite, condannato a vedere la fine delle Terre parallele ad opera dell'Anti-Monitor. La mente di Pariah, alla fine, cede alla follia e al richiamo della Grande Oscurità, come letto sul primo numero dell'edizione italiana di Crisi Oscura sulle Terre Infinite, e così decide di affrontare la JLA al completo e ucciderla, lasciando come unico testimone Black Adam, il cui compito principale è quello di portare la notizia sulla Terra e diffondere così il panico tra i terrestri.
In effetti la JLA era già stata uccisa in blocco nella saga The obsidian age degli inizi del duemila. Scritta da Joe Kelly con il contributo principale di Doug Mahnke (ma non fu l'unico), ha visto l'intero supergruppo DC Comics perire ad Atlantide nel passato mentre nel presente c'era un gruppo di sostituti guidato da... Nightwing!
La cosa, dunque, non era completamente nuova, e neanche il neanche troppo nascosto pensiero di Dick che la League fosse ancora viva da qualche parte nel multiverso.
Alimentare l'oscurità

Il secondo piano è quello del multiverso dove Pariah e il suo esercito oscuro si prepara a sferrare il colpo finale al multiverso stesso: il piano di Pariah è correggere gli errori di cui si incolpa e la soluzione che adotta in qualche modo ricorda il vecchio evento di Convergence, che diede il via alla chiusura dell'esperienza dei New 52.
Quando questi due piani narrativi alla fine si scontrano, a farla da padrone, almeno nelle intenzioni di Williamson, dovrebbe essere proprio Dick, in grado di sconfiggere grazie alla sua forza e determinazione la Grande Oscurita. Devo dire, però, che questo ruolo di Nightwing non possiede la forza narrativa e l'epicità, per esempio, di come viene descritto proprio il suo avversario, Deathstroke, che alla fine è il personaggio meglio caratterizzato della saga.
Un po' forzatamente marginali appaiono, poi, le Lanterne Verdi, e questo nonostante il ruolo sempre più centrale che si ritagliano nel corso della saga: personalmente mi sarei aspettato Hal Jordan o un'altra delle Lanterne pronti ad aiutare e supportare Dick nel finale, lasciando invece questo ruolo a Black Adam, personaggio che è cresciuto e non poco nel corso di tutta la saga, aggiungendo un ulteriore tassello al percorso intrapreso da Bendis nella sua gesatione della JLA.
Nel complesso indubbiamente una saga bella e appassionante, ma in qualche modo un po' "scolastica". Non all'altezza di Death Metal, per esempio, ma comunque con dei piccoli momenti epici ed emozionanti.
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