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Col tempo l'editore ha anche realizzato dei volumi di grande formato, ma ho sempre fatto scelte di acquisto differenti, però, un po' per i protagonisti, I gatti di Ulthar, un po' perché sfogliandolo mi sono reso conto che anche l'edizione in tankobon singolo è decisamente di qualità migliore rispetto a quel primo manga che acquistati all'epoca, ho deciso di affrontare la lettura di questo volumetto.
Se la rappresentazione degli orrori e delle immagini lovecraftiane è in qualche modo "semplice" in un fumetto, in particolare per un mangaka dal tratto al tempo stesso chiaro nei personaggi e barocco nelle linee, è fuori di dubbio che la parte narrativa sia in qualche modo più complessa. I racconti di Lovecraft, infatti, non sono certo ricchi di dialoghi, ma Tanabe riesce comunque a trovare la chiave migliore in ognuno dei tre racconti presenti nella raccolta per far interagire i personaggi verbalmente, riempiendo così gli spazi vocali lasciati alla descrizione dell'autore nei racconti originali.
Oltre al racconto che da il titolo alla raccolta, sono anche presenti Celephais, che apre il volumetto, e Gli altri dei, che lo chiude. Mentre il racconto d'apertura rientra nella serie dei racconti dell'esplorazione del mondo dei sogni, gli ultimi due esplorano, in modi diversi, il mondo delle divinità lovecraftiane. In particolare Tanabe riesce a trovare un legame tra i due racconti attraverso Atal, l'allievo di Barzai ne Gli altri dei, che diventa il narratore de I gatti di Ulthar, racconto il cui narratore originario era anonimo. Questo legame si estende, così, anche dal punto di vista narrativo, visto che in un certo senso abbiamo una narrazione quasi favolistica nella scelta dei termini, anche se non certo più rassicurante rispetto ai racconti originali.
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