
Intriso di atmosfere cyberpunk, venne lanciato con quattro testate: Ravage 2099, il cui protagonista era l'unico originale rispetto alle altre versioni futuristiche dei supereroi Marvel, e da Spider-Man 2099, la testata principale, Punisher 2099 e Doom 2099. Il protagonista di quest'ultima testata era un Destino che cercava di recuperare la memoria, credendo egli di essere quello originale, che aveva combattuto contro i Fantastici Quattro e gli altri eroi nel corso della prima era eroica, quella di un secolo prima.
Alla ricerca di se stesso
La testata, affidata a John Francis Moore per i disegni di Pat Broderick, portò avanti questo Destino per qualcosa come 23 numeri, inserendo nella storia anche un secondo Destino, in modo da rendere la questione ancora più complessa. Questa dicotomia tra i due Destino venne risolta con i due numeri 24 e 25 con una sfida che lasciò sul campo l'unico e solo Vicotr von Doom. La saga in due puntate, che chiuse qualsiasi dubbio su chi fosse il Destino del XX secolo giunto nel "lontano" 2099, venne co-sceneggiata da quello che sarebbe stato il nuovo sceneggiatore della testata, Warren Ellis.Lo sceneggiatore britannico rivoluzionò non solo la testata, ma anche la visione di Destino sia in relazione al mondo distopico in cui si muoveva, sia in relazione alla sua storica caratterizzazione.
Un rivoluzionario

I primi tre numeri di Ellis come nuovo sceneggiatore furono preparatori per il grande piano di Destino, che sin da subito si poneva come osservatore critico della situazione politica statunitense: quella che è oggi nota come la più grande democrazia del mondo, era considerata una nazione arrogante nelle sue politiche di sfruttamento, e impunita, poiché non si faceva scrupoli a sterminare intere popolazioni di fronte a proteste che rischiavano di deporre governi a lei favorevoli. Se a questo aggiungiamo il peggioramento delle condizioni ambientali e di quelle di vita delle persone, c'era bisogno di una scossa poderosa. Scossa che solo Destino era in grado di dare e che iniziò con lo spettacolare #29, che segnava l'inizio di One nation under Doom, Una nazione sotto Destino.
Victor von Doom, preso il potere con un audace quanto estremamente preparato colpo di stato, inizia a muovere i primi passi verso quella che considera la sua utopia mondiale, in cui le mega-aziende sono messe da parte in favore di una politica più attenta ai cittadini. D'altra parte in una significativa battuta Destino coì si autodefinisce:
Sono un rivoluzionario. Brucio di passione.

Per contro le mega-aziende vengono raccontate come agglomerati finanziari il cui unico obiettivo è proprio quello dello sfruttamento estremo, possibile grazie alle tecnologie dell'esplorazione spaziale che in quel lontano futuro possono consentire di creare colonie su altri pianeti e sfruttarli anche questi all'estremo in un circolo finalmente infinito di arricchimento e continua espansione. E con questo in mente decisi a spodestare Destino e riprendersi il controllo degli Stati Uniti e con essi del pianeta.
La forza anticipatrice del Marvel 2099, realizzato in un'epoca in cui non era ancora limitato dalla Disney (storie di questo genere nella Marvel di oggi difficilmente sarebbero approvate dalla grande D), viene così esaltata proprio dal Doom 2099 di Ellis, che però per dare questa sua visione distopica (e forse nemmeno troppo lontana dal vero) del futuro, ha trasformato Destino da un folle dittatore a un visionario rivoluzionario, che si prende in carico il destino di una nazione non per dominarla ma per migliorarla.

Con il #40 Moore torna a essere lo sceneggiatore regolare, ma è fuor di dubbio che Doom 2099 #39 è, semplicemente, la pietra tombale di un intero universo narrativo. Con la fine del suo personaggio più significativo, viene a cadere anche la forza rivoluzionaria di tutto il progetto, ridotto a un mero racconto di fantascienza, senza la forza dei grandi romanzi. Quella forza che gli autori avevano infuso nella storia del Marvel 2099 e che andava ben oltre rispetto alle visioni futuristiche dei supereroi Marvel. E che i successivi revival del franchise non sono riusciti a riportare in auge.
Due parole finali

A succedergli nel corso di Oone nation under Doom troviamo Steve Pugh, disegnatore dal tratto muscolare che, anche grazie a delle chine "sporche" realizzate da Scott Koblish, risulta particolarmente efficace per i toni violenti e crepuscolari di molte delle storie della saga.
Altro disegnatore di grande talento, all'epoca più o meno agli inizi, che ebbe modo di dare la sua visione artistica della serie fu Ashley Wood sulle pagine del #37: le sue illustrazioni riuscirono a catturare al meglio la visione di follia e orrore che attraversava quella storia.
Tutto questo è stato raccolto da Panini Comics alcuni anni fa in due volumi, purtroppo non più disponibili. E' però uscito di recente un omnibus che raccoglie tutta la serie di Doom 2099 e non solo le storie di Ellis, che però ha un prezzo non indifferente. Sarebbe forse troppo sperare in una futura edizione nel formato più economico dei Marvel Masterwoks.
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