Stomachion

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mercoledì 20 novembre 2024

Matematica, lezione 38: Letteratura

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Dopo il trittico di volumi piuttosto complicati, di cui Matematica e filosofia è stato una degna conclusione, non avevo molte aspettative relativamente a Matematica e letteratura, ma per fortuna il volume è finito in mano a Roberto Zanasi (un po' a sorpresa, visto che mi aspettavo Marco Fulvio Barozzi), che ha proposto una versione riveduta e corretta della sua serie su Dante Alighieri e la Divina Commedia presente sul suo blog, con riferimenti ulteriori a Jorge Louis Borges, Dino Buzzati (mi sono occupato di una variazione relativistica del racconto citato, un po' di tempo fa) e Herman Melville.
A fronte di una ricchezza di spunti e informazioni molto interessanti, in particolare quelle legate alle ipersfere e al Paradiso, sono tornati anche i refusi, per lo più di battitura, anche se uno è al limite dell'errore matematico, ma, e questo è il grosso guaio, anche uno piuttosto grosso. A un certo punto, infatti, Roberto scrive:
Possiamo costruire la radice quadra di 3? Sì, prendiamo un segmento lungo 3, costruiamo un quadrato, consideriamo la sua diagonale (lunga \(\sqrt{3}\)) (...)

venerdì 2 gennaio 2015

Esercizi di stile

Era una notte buia e tempestosa è stata resa diffusamente famosa da Snoopy in una serie di strisce e tavole domenicali (su cinque cose belle una selezione) di Charles Schultz all'interno della serie dei Peanuts. In effetti il primo a utilizzare la frase all'interno di un romanzo fu Edward Bulwer-Lytton in Paul Clifford del 1830. Anche Alexandre Dumas sr. (padre) utilizza questa frase (ovviamente in francese) ne I tre moschettieri (sarebbe interessante capire se indipendentemente da Bulwer-Lytton), così come Ray Bradbury nel suo Constance contro tutti. In Italia ci sono stati omaggi a questa frase da parte di Umberto Eco ne Il nome della rosa e di Andrea Camilleri ne Il birrario di Preston, ovviamente in quest'ultimo caso con una versione in siciliano!

giovedì 10 ottobre 2013

Sulla natura dello scrivere

La finzione diventa un modo strano per accettare se stessi e dire la verità, invece di essere un modo per sfuggire o presentare se stessi in modo da immaginarsi simpatico al massimo grado.

(David Foster Wallace via Maria Popova)

martedì 14 maggio 2013

Nella casa

Avete mai letto un libro che vi ha tenuto attaccati, lì, pagina dopo pagina, chiedendovi Cosa succede dopo? e per questo siete rimasti lì a girare la pagina e a leggere? Immagino di sì. Nella casa è proprio come uno di quei libri e in un certo senso l'intero film è una sorta di omaggio alla letteratura d'appendice, sottolineata non solo dagli ossessivi (continua) ma anche da battute abbastanza esplicite di uno dei protagonisti, il professore Germain e tiene lo spettatore attaccato alla sedia proprio come uno di quei romanzi lì, che non riesci proprio a lasciare in un angolino della casa a riposare. E' tante altre cose, questo è vero (il rapporto tra coetanei, il rapporto tra adolescenti e adulti, il rapporto di coppia e molte altre cose ancora), ma in ultima analisi è un film sul romanzo d'appendice, perché se non fosse così, allora non mi spiegherei il finale, non riuscirei a inquadrare altrimenti quella sorta di panoramica hitchcockiana sulla facciata di un palazzo qualunque, quasi a dire che, in fondo, il mestiere dello scrittore è quello di entrare nella vita della gente, reale o fittizia che sia.

lunedì 7 gennaio 2013

Chiamate telefoniche

More about Chiamate telefoniche
Raccontare una raccolta di racconti è sicuramente più difficile del racconto di un romanzo, anche di uno ricco di spunti, perché una raccolta propone uno spunto per ogni racconto. E quanto più è ricca la raccolta, tanto maggiori sono gli spunti. Per cui ha probabilmente molto più senso iniziare dall'autore della raccolta, Roberto Bolaño, che colpisce soprattutto per il ristretto arco temporale della sua carriera letteraria, almeno quella di scrittore, che si è conclusa con la morte, comunque attesa dallo scrittore.
Chiamate telefoniche, del 1997, rappresenta gli inizi di questa carriera, e sin dal primo racconto, Sensini, lascia trapelare evidente uno degli interessi della letteratura dello scrittore cileno: la letteratura stessa. Forse sta anche qui il segreto del successo di Bolaño, il motivo per cui in così poco tempo è riuscito a diventare una figura di riferimento per tutta la letteratura latino americana in particolare e per quella in lingua spagnola in generale. E forse sta anche qui il segreto a livello mondiale di Bolaño. Ma forse sta anche in un altro punto particolare, che prescinde dallo stile o dalla vasta produzione rapportata al tempo concessogli: Bolaño si interessa soprattutto alle persone. Ciascuno dei racconti di Chiamate telefoniche, infatti, è una storia di persone reali, vive: non credo, infatti, che sia un caso se 6 dei 14 racconti hanno come titolo o nel titolo nomi di persone. E poi c'è I detective, dove fa la sua prima comparsa Arturo Belano, che sembra, forse per assonanza?, una sorta di alter ego di Bolaño. Belano, però, pur essendo protagonista del racconto, non compare mai in prima persona, ma è invece raccontato, narrato dai personaggi del dialogo su cui si poggia il racconto, proprio come sarà raccontato da altri ne I detective selvaggi, romanzo al tempo stesso corale e retto su due specifici protagonisti.
Ciò che però colpisce in Chiamate telefoniche non è qualcosa che lo si può comprendere nell'immediato: certo ogni storia di Bolaño è preziosa e particolare, e si propone a volte con stili e generi differenti, ma se alla raccolta si fa seguire, più o meno immediatamente, la lettura de I detective selvaggi si comprende molto meglio quello che scrivevo all'inizio, ovvero che la letteratura di Bolaño si occupa essenzialmente della letteratura stessa, proprio come un tempo si diceva che l'arte migliore è quella fatta per il solo piacere di fare arte.

mercoledì 16 maggio 2012

La lezione di Galileo sulla struttura dell'Inferno

La storia inizia, come intuibile dal titolo, dall'Inferno di Dante, che dei tre canti della Commedia è sicuramente quello più noto e che ha maggiormente colpito l'immaginario popolare, non solo per la lingua utilizzata, certamente più semplice, ma anche per le immagini e per la sua presunta posizione da qualche parte nelle viscere della Terra (forse sotto Gerusalemme, seguendo la tradizione dantesca).
Ovviamente all'uscita dell'opera di Dante sono seguite le recensioni dell'epoca, chiamate commenti, che in effetti erano qualcosa di più di semplici recensioni. In particolare all'epoca di Galileo le due interpretazioni dell'opera dantesca più gettonate erano sicuramente quelle di Manetti, fiorentino, appartenente all'epoca dell'Accademia delle Scienze di Firenze, poi Accademia della Crusca, e di Vellutello, veneziano. Le due posizioni erano differenti, opposte, viene tramandato, e così è necessario dirimere la questione, e l'unico che è in grado di farlo è solo un matematico, possedendo egli le qualità per esaminare la questione sia dal punto di vista scientifico (utilizzato soprattutto da Manetti), sia da quello umanistico, essendo questo tipo di formazione piuttosto di base all'epoca. L'unico matematico che decise di accettare la sfida fu proprio Galileo Galilei, che non accettò semplicemente per amore della sfida, ma soprattutto per poter andare a Firenze e riuscire magari ad ottenere un impiego stabile e ben remunerato. Nascono così le due lezioni che Galileo dedicò, nel 1587, ai due saggi sull'Inferno di Dante, alla fine delle quali il matematico e fisico pisano affermò che l'esame scientificamente più corretto dell'opera dantesca fosse quello di Manetti (e d'altra parte non c'erano dubbi sull'esito, essendo Galileo pagato proprio da Firenze!).

Di queste due lezioni, il Politecnico di Milano, attraverso il Dipartimento di Matematica e il Laboratorio Didattico FDS, ha scelto la prima per realizzare un (primo) progetto di collaborazione con gli artisti dell'Accademia di Brera. Gli studenti dell'Accademia, in effetti, non era la prima volta che collaboravano con gli scienziati, essendo già avvenuto in occasione della mostra L'universo dentro, realizzata insieme con l'Osservatorio Astronomico di Brera (fu quindi un po' come giocare in casa!). In questa occasione gli studenti della professoressa Angelini si sono, invece, occupati di matematica, una disciplina che si presta altrettanto bene rispetto all'astronomia, se non anche meglio considerando le reinterpretazioni in chiave geometrica della realtà tipiche di moltissimi artisti del XX secolo.