Iniziamo, però, con la storia d'apertura del numero:
Tre papere irresistibili
Limitandosi agli sceneggiatori maschili, l'autore che più di tutti, in particolare nell'universo papero, si è soffermato sulla parte femminile è indubbiamente Marco Bosco. Indubbiamente confrontando le sue storie con altre simili scritte da sceneggiatrici (la prima che mi viene in mente è Francesca Agrati) risultano abbastanza efficaci e moderne. Più o meno in punta di piedi anche Vito Stabile, seguendo come nume ispiratore Rodolfo Cimino, prova a esplorare questa parte dell'universo papero e con la storia disegnata da Daniela Vetro si concentra sul trio Paperetta Yé-Yé, Paperina e Nonna Papera.L'idea della storia è semplice: le tre papere, ognuna "gelosa" per motivi differenti, cercano di riconquistare i favori della migliore amica, del fidanzato e del garzone di fattoria, "distratti" rispettivamente da una visita da fuori città, un nuovo lavoro (peraltro ben pagato) come autista di una star del cinema, e da una nuova vicina dalla passione culinaria. Allo scopo le tre intraprendono la ricerca della leggendaria fonte dell'irresistibilità, ma non è tanto la ricerca della fonte a interessare Stabile, quanto le sue conseguenze.
Dei tre personaggi, il migliore risulta proprio Paperetta: mentre Paperina risulta ripiegata come sempre sul solito cliché della donna che vuole che il suo fidanzato abbia solo occhi per lei, anche a scapito del lavoro (cosa che Paperina ha effettivamente fatto in varie occasioni, prima fra tutte la barksiana Paperino estetista travolgente), Nonna Papera si mostra incredibilmente poco saggia e credulona laddove in altre occasioni, anche (e soprattutto) in storie ciminiane, si è mostrata un "porto sicuro" dove ottenere consigli. Il personaggio di Elvira Coot ha, in effetti, grandi potenzialità, ma è un vero peccato che al momento al di fuori di Bosco siano state rare le occasioni per avere un approfondimento che raggiungesse il livello di Nonna Papera Story, peraltro non accreditata ad alcun sceneggiatore specifico.
A questo c'è da aggiungere anche una Daniela Vetro non efficace come in altre occasioni: in particolare i personaggi sembrano, in molte occasioni, disegnati di fretta e con poca cura. Per rendersene conto basta confrontare la copertina con la vignetta a essa ispirata.
Nel complesso una storia leggera, tutto sommato non brutta, ma che forse non meritava l'apertura del numero.
Una giungla tropicale scozzese
Alla ricerca del perduto laboratorio di un alchimista scozzese, Indiana Pipps insieme con un gruppo di criminali che lo hanno rapito allo scopo, si ritrova a vivere un'avventura esotica nel bel mezzo della fredda Scozia dove incredibilmente cresce una vera e propria foresta tropicale. Ovviamente se ci dimentichiamo per un attimo che tale foresta sarebbe nata dall'opera di un alchimista, la storia di Gabriele Panini risulta abbastanza gradevole come lettura e veloce come ritmo, anche se forse in alcuni punti un po' scontata.I disegni di Ettore Gula, rotondi e gradevoli, molto simili, anche vista l'ambientazione, ai disegni dell'anonimo autore del Comicup Studio che ha realizzato Il mondo dei luoghi comuni, mostrano nel finale una piccola perplessità: il finale della storia si apre con la didascalia
Tempo dopo, alla più vicina stazione di polizia...e visto che siamo in Scozia risulta abbastanza incredibile trovarsi di fronte a un poliziotto americano. E' indubbiamente un dettaglio, che però in un mondo sempre più ricco di serie televisive provenienti da varie parti del mondo, potrebbe saltare agli occhi anche di un bambino di oggi e non solo di un adulto.
Tra Dick e Scott
Come scritto nell'introduzione, arriva su questo numero la prima puntata della nuova storia pikappika. Prendete allora questa sezione anche come una sorta di appunti in vista della più che probabile recensione totale che, si spera, verrà successivamente pubblicata su LSB.Come al solito Sisti realizza una storia temporale, con Paperinik spedito nel 2179 al fianco del tempoliziotto Tyrrel Duckard alla ricerca di alcuni droidi fuggiaschi. L'ambientazione e l'atmosfera della storia sono indubbiamente un chiaro riferimento a Blade Runner, capolavoro di Ridley Scott tratto dal romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip Dick. Nel complesso la storia lancia una serie di spunti interessanti in cui Paperinik, ancora una volta, si trova coinvolto in un complesso intrigo in cui la verità non è solo ben nascosta, ma persino egli stesso potrebbe non essere chi crediamo che sia.
Ottimo il lavoro di Sciarrone ai disegni: riesce a rendere con efficacia l'ambientazione noir, in particolare gli esterni sotto la pioggia, e risulta particolarmente efficace nelle prime sei pagine grazie a una buona colorazione, probabilmente realizzata da una ditta esterna e supervisionata dallo stesso Sciarrone.
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