Mezzena. Storditore. Linea di macellazione. Lavaggio a spruzzo. Quelle parole gli si affacciano alla mente e lo colpiscono. Lo annientano. Ma non sono soltanto parole. Sono il sangue, l'odore acre, l'automatizzazione, l'assenza di pensiero. Irrompono nella notte, prendendolo alla sprovvista. Si sveglia col corpo bagnato da un velo di sudore perché sa che lo aspetta un altro giorno in cui dovrà macellare umani.

Il romanzo di Bazterrica, però, non è ambientato in un presente atemporale, ma in un futuro che sembra neanche troppo lontano, in cui a causa di una misteriosa malattia che colpisce esclusivamente gli animali, non si può più mangiare la carne. E dunque di fronte a una penuria di risorse, una società che non riesce ad adattarsi a un regime alimentare vegetariano o vegano, passa rapidamente alla legalizzazione del cannibalismo. Con tutto ciò che ne consegue.
La critica sociale e il senso di disperazione strisciante, di vuoto interiore del protagonista, Marcos, si mescolano in una narrazione appassionante che cerca di svelare come la nostra società già oggi, sebbene in forma semplicemente metaforica, si basa sul cannibalismo, quell'uomo mangia uomo, cannibale mangia cannibale cantato dai Tre allegri ragazzi morti in Mostri e normali, secondo album della band di Davide Toffolo pubblicato nel lontano 1999.
Si può, però, trovare anche un parallellsimo con 1984 di George Orwell. Marcos, infatti, come il protagonista del romanzo di Orwell, sembra mostrare un qualche moto di ribellione, esplicitato nel suo tentativo di non consumare più carne. E come il protagonista di Orwell alla fine rinuncerà a questa ribellione, ma è il modo con cui lo farà che deve spingerci a una riflessione profonda su un fatto semplice, ma tremendamente corretto: nonostante tutte le critiche che potremmo muovere allo status quo, alla fine ci basta poco per piegare la testa e tornare a esso.
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