
Come molti commentatori del settore hanno notato, il secondo sedile della Red Bull negli ultimi anni non è stato esattamente un sedile comodo per chiunque ci si sia seduto, per cui non è detto che questa promozione sia una buona cosa per Hadjar, che in ogni caso ha già messo come si suol dire le "mani avanti", affermando qualcosa del tipo "è impossibile battere Max". In questo senso le premesse rispetto ai suoi predecessori sono sicuramente migliori, visto che la sua idea sembra essere quella di tenere le aspettative basse (anche le sue!). Altro elemento che gioca a suo favore è che la Red Bull è cambiata abbastanza da aver creato un ambiente che potrebbe essere molto più paziente rispetto a come lo è stato con i precedenti piloti che hanno affiancato Verstappen.
Non è, però, su questi discorsi che voglio concentrami, ma, come intuibile dal titolo, sul casco che Hadjar ha portato in giro per il mondo nel corso di questo 2025. E se non ne ho scritto prima, è per il semplice motivo che solo a fine stagione ho scoperto, leggendo questo articolo, che il padre di Isack, Yassine Hasjar, è un fisico.
Questi, come si può dedurre dal suo profilo su Reasearch Gate, è ricercatore presso l'Università della Tecnologia di Troyes (Université de Technologie de Troyes), in Francia, dove si occupa di nanofisica e ottica quantistica. E ha, evidentemente, disegnato il casco del figlio, che è diventato una celebrazione vera e propria della fisica e di molti dei suoi protagonisti, come Albert Einstein, Max Palck, Erwin Schrodinger (il cui nome sul casco è scritto male...), Werner Heisenberg e altri.
Di tutte le equazioni presenti sul casco di Isack, solo una riveste una qualche importanza per la Formula 1, quella che descrive il principio di Bernoulli. Vale la pena spendere, allora, due parole su questa equazione, fondamentale per la fluidodinamica.
Fluidi in movimento
L'equazione di Bernoulli che rappresenta matematicamente il principio omonimo è abbastanza semplice:
\[\frac{v^2}{2} + gh + \frac{p}{\rho} = \text{costante}\]
dove \(v\) è la velocità del fluido, \(g\) l'accelerazione di gravità, \(h\) è l'altezza rispetto a una quota di riferimento (per esempio l'asfalto dei circuiti di Formula 1), il cui verso è quello opposto alla gravità, \(p\) la pressione statica nel punto \(h\), \(\rho\) la densità del fluido.L'equazione è così chiamata dopo che Daniel Bernoulli, matematico e fisico svizzero, ha descritto il principio in Hydrodynamica del 1738. Bernoulli, però, descrisse solo il principio fisico, mentre la sua formulazione matematica venne derivata da Leonhard Euler nel 1752.
Se osserviamo con attenzione l'equazione del principio di Brenoulli, è facile capire come questa sia in un certo senso una formulazione alternativa del principio di conservazione dell'energia, visto che sono presenti due termini evidentemente associati all'energia cinetica e a quella potenziale. L'ultimo termine, invece, è associato all'energia interna del fluido.
In effetti il principio di Bernoulli è collegato con le vetture di Formula 1, in particolare quelle che hanno corso in questa stagione e più in generale nel ciclo regolamentare iniziato nel 2022, attraverso l'effetto Venturi, scoperto nel 1797 da Giovanni Battista Venturi. Tale effetto è relativo alla riduzione della pressione all'interno di un fluido causata quando un fluido in movimento accelera mentre passa da una sezione di un tubo a un'altra più piccola.
Matemnaticamente l'effetto Venturi è espresso dalla seguente relazione: \[p_1 - p_2 = \frac{\rho}{2} \left ( v_2^2 - v_1^2 \right )\] In questo modo si genera il cosiddetto effetto suolo, utilizzato per stabilizzare gli aereoplani e proprio le vetture di Formula 1.
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