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domenica 7 dicembre 2025

Topolino #3654: Una questione di acconciature

Con una grandissima capacita' di sintesi Andrea Freccero e' riuscito a mettere in copertina i protagonisti delle due storie d'apertura: zio Paperone e i Bassotti.
Il primo e' protagonista di un'avventura piuttosto particolare, Alla ricercabdel basettiere perduto. Paperone, infatti, si mette in cerca a bardo del piu' classico dei marchingegni di ispirazione ciminiana di Bonifacio, esperto e fidato basettiere, scomparso apparentemente per andare a cercare la Sberluccicas Barbina dai cui semi e' possibile ricavare un portentoso unguento per barbe, capelli e basette.
Vito Stabile infarcisce la storia di citazioni a classici paperoniani, come per esempio la ricerca della corona di Gengis Khan, che condivide anche solo in spirito l'ambientazione con la storia di Stabile.
Gli elementi che pero' interessano allo sceneggiatore sono sostanzialmente sempre quelli: raccontare la parte piu' umana di Paperone, ma soprattutto raccontare l'importanza dei legami familiari e d'amicizia.
Vito e', in questa occasione, affiancato da un sempre ottimo Emmanuele Baccinelli, che tra l'altro, cosa piuttoso rara anche per disegnatori con piu' esperienza alle spalle, realizza una palandrana invernale per Paperone, decisamente piu' sensata di quella usuale. Tra l'altro anchebla Sberlucvicas potrebbe essere una citazione, ma a un videogioco piuttosto famoso, Plants vs. Zombies.
In ogni caso un'altra bella storia uscita fuori dal cassetto del buon Vito Stabile!

I Bassotti, invece, sono i protagonisti della nuova storia della serie Topolino Comics&Science. Marco Bosco, questa volta affiancato da Luca Usai, mette la banda di ladri piu' famosa di Paperopoli a confronto con la meccanica quantistica.
Nel corso de Il bottino quantistico, i Bassotti rubano un gravimetro quantistico ad atomi freddi conservato presso il politecnico di Paperopoli. Il loro intento e' utilizzarlo per identificare la posizione di un vecchio tunnell sotterraneo per recuperare il bottino perduto di una vecchia rapina alla Dollar Bank.
Il gravimetro quantistico e' un aggiornamento ai gravimetri classici che sfrutta il comportamento quantistico della materia.
Facciamo, pero', un passo indietro e cerchiamo di capire cos'e' un gravimetro. Come intuibile dal nome e' uno strumento per misurare il campo gravitazionale, in particolare per determinare le anomalie gravitazionali.
Il primo a rilevare la presenza di tali anomalie fu l'astronomo francese Jean Richer nel 1672 mentte si trovava alle Cayenne per dare il via a un osservatorio astronomico. Richer, dotato di un orologio a pendolo calibrato a Parigi, osservo' che il pendolo oscillava piu' lentamente rispetto al moto apparente delle stelle.
Quindici anni piu' tardi Isaac Newton utilizzo' la sua teoria della gravitazione universale per spiegare l'anomalia. Dai calcoli di Newton, emerse che la rotazione della Terra, che rallenta andando dai poli all'equatore, influenza il valore misurato della gravita'.
Non ci sono, pero', solo questo genere di anomalie gravitazionali, ma anche quelle dovute a zone a densita' differenti.
Il primo a rendersi conto di cio' e a sfruttarlo per scovare cavita' sotterranee a scopo prima di tutto archeologico fu l'italiano Michele Sefano de Rossi,  che sviluppò il dispositivo chiamato macchina "ortografica-iconografica", presentata nel 1862 a Londra nel corso dell'Esposizione Universale.
Il primo gravimetro propriamente detto e' datato 1895 e venne sviluppato da Guido Bodländer, chimico tedesco, mentre il primo gravimetro moderno risale al 1936, sviluppato dai fisici Lucien LaCoste e Arnold Romberg.
Per iniziare a parlare di gravimetro quantistico bisogna prima aspettare gli anni Novanta del XX secolo quando si inizia a sviluppare l'interferometria atomica, ovvero si pensa di sfruttare le interferenze tra le funzioni d'onda degli atomi per eseguire delle misure di distanza. I primi esperimenti che alla fine hanno portato ai gravimetri quantistici risalgono al 2000 quando al CERN iniziarono a studiare la caduta libera dell'anti-idrogeno.
Da qui il passo a dei veri e propri gravimetri e' stato relativamente breve: e' del 2024 un gravimetro sviluppato in Francia (https://arxiv.org/abs/2405.10844) molto simile a quello disegnato da Usai.
I problemi che i gravimetri quantistici devono risolvere a fronte di una maggiore precisione sono sostanzialmente simili a quelli di interferometri gravitazionali come LIGO: tenere gli atomi ben separati uno dall'altro e ridurre il rumore, in particolare quello dovuto all'agitazione termica.
Il primo punto viene risolto con una "gabbia" di raggi laser, mentre il secondo mantenendo gli atomi a temperature bassissime, se possibile vicine allo zero assoluto.
L'uso dei gravimetri e' sostanzialmente identico a quello del dispositivo di de Rossi o a quello immaginato dai Bassotti, il cui piano viene pero' sventato grazie al tipico "umarell" che ficca il naso dove non dovrebbe!

Continua poi il Viaggio nella filosofia di Newton e Pico, che questa volta li porta ad approfondire Rene' Descartes, meglio noto come Cartesio.
Noto soprattutto per il suo "Cogito ergo sum", ha fornito contributi sia in matematica (il piu' noto e' il.sistema di assi cartesiani), sia alla fisica (in particolare la sua spegazione dell'arcobaleno).
Gia' nella storia di Giorgio Fontana, ma anche nell'articolo di Francesco Vacca dove invece e' reso piu' esplicito, si intuisce l'importanza di Cartesio nello sviluppo del moderno metodo (e pensiero) scientifico, anchebse la storia si concentra soprattutto sul far comprendere a Newton l'essenza del motto cartesiano di cui sopra.
Tra la storia di Fontana, disegnata da Simona Capovilla, e dall'articolo.di Vacca emerge il ritratto di un pensatore dalla mente dinamica, ma anche in grado di vivere al meglio il suo mondo, senza rinchiudersi eccessivamente in se stesso. In questo caso la combinazione storia-articolo risulta particolarmente efficace, ma e' in generale un'ottima scelta che, invece, mancava al precedente Viaggio nel sapere.

Due parole in chiusura sulla seconda e ultima puntata di Qualcosa nella pioggia. Pietro Zemelo e Giada Perissinotto congegnano una dinamica storia dell'orrore, che si conclude con la sconfitta delle zucche, ma che non risolve completamente la vicenda, promettendo un seguito in un futuro si spera non troppo lontano. Evidenti le influenze di Syranger Things sulla storia, ma devo dire che in una particolare vignetta viene anche posto un tema interessante di tipo ambientalista che, spero, possa venire sviluppato in questo possibile sequel.

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