
C'è una profonda differenza, però, tra le due scene: nel caso del fumetto scritto da Max Landis (e pubblicato prima del film, nel 2016, anno in cui il New 52 stava per chiudere la sua travagliata esperienza) sia Martha sia Clark sono in preda al panico, in una scena che, anche grazie a una qual certa ironia strisciante, passa quasi al lettore un senso di normalità.
E in effetti l'idea di Landis sembra proprio quella di raccontare innanzitutto Clark Kent e poi Superman, un espediente che gli permette di approfondire il lato umano del personaggio, molto più di quello eroico. Non mancano, soprattutto negli episodi finali, le scene eroiche, né i riferimenti alla lunga storia editoriale del personaggio, ma i momenti impagabili, quelli che alla fine si ricordano con più piacere, sono proprio quelli in qualche modo più umani, come appunto la scena iniziale del primo numero, disegnato da Nick Dragotta, o quell'assurdo, terzo episodio, disegnato da Joelle Jones, in cui Clark viene scambiato per Bruce Wayne e, come qualsaùiasi ventenne, si gode la situazione. E ancora il balletto nel quarto numero disegnato da Jae Lee o il Superman del quinto episodio disegnato da Francis Manapul che mangia cinese in cima a un grattacielo. E poi la giornata di bagordi con gli amici di Smallville che vanno a trovare Clark a Metropolis nel sesto episodio, disegnato da Jonathan Case, senza dimenticare il bacio delicato e leggero tra Lois e Clark sul letto d'ospedale nel finale del settimo e ultimo episodio disegnato da Jock.
Ecco: se devo trovare un segno distintivo di Alieno americano e del Superman di Max Landis è proprio questo. Normalità.
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