Puntualmente con la fine dell'anno ritorno ad ascoltare The last good day of the year dei Cousteau e tutto il loro disco d'esordio. E con la calda voce di Liam McKahey nelle orecchie mi metto a leggere qualcosa che con i Cousteau ha ben poco a che fare, Il cammino della cumbia di Davide Toffolo.
Il libro, edito da Oblomov, lo prendo quasi a scatola chiusa. In fondo il leader dei Tre allegri ragazzi morti aveva già realizzato un pezzo in stile cumbia presente nel disco Inumani dove Jovanotti faceva da guest star e in generale il suo stile narrativo, fatto di vignette ampie e ariose, mi piace non poco, così nonostante i difetti dell'editore (assenza di informazioni sull'opera che si vorrebbe acquistare o sull'autore che l'ha realizzata, e motivo per cui non ho acquistato molti titoli di Oblomov) acquisto l'ultima opera di Toffolo, che, come ricorda Francesco Pelosi nella sua recensione su LSB, era già stata serializzata su Linus.
In questo senso la struttura episodica emerge anche nella raccolta in volume, soprattutto come difetto e non come valore aggiunto: né l'autore né l'editore, infatti, pensano bene di inserire indicazioni che identificano ciascun episodio, cosa che in alcuni punti avrebbe decisamente giovato alla lettura stessa.
Ad ogni modo, tornando ai contenuti, l'idea di Toffolo è quella di raccontare il viaggio di scoperta delle radici della cumbia fatto all'inizio del 2018 insieme con Paulonia Zumo e Nahuel Martinez. Toffolo, però, non vuole realizzare un semplice reportage, ma costruire intorno anche una storia in qualche modo magica, come evidente dalla scena iniziale che lo vede a testa in giù, un modo esplicito per rappresentare l'effetto della scoperta di questo stile musicale sull'autore. Lo stesso Martinez, poi, nel corso di tutta la narrazione prova a divertire Toffolo con una serie di giochi di prestigio più o meno mal riusciti, tutti rappresentati in soggettiva come se l'autore volesse in realtà proporli al lettore stesso.
Toffolo in questo primo volume prova a mescolare allora storie di musica e leggende locali, ma anche a inserire riferimenti pop tipicamente occidentali, come il Dottor Strange o alcune pagine kirbyane, senza dimenticare due gustosissime pagine con il Pippo disneyano. Il risultato non è sempre efficace, non solo per la narrazione frammentaria, ma anche per una struttura non sempre leggibile: la composizione della pagina, infatti, in alcuni punti risulta caotica e non sempre ovvia nella lettura, costringendo a rileggere alcuni passaggi non appena ci si rende conto di aver commesso un errore di lettura.
Tra gli spezzoni da diario di viaggio che alternano i racconti dei protagonisti di stampo giornalistico c'è in particolare il rapporto erotico tra Toffolo e la Zumo fatto di frecciatine che andando avanti nella lettura da siparietto al limite del divertente diventa stucchevole e ripetitivo, trasmettendo la sensazione di essere di fronte a una ninfomane.
Altro elemento che colpisce (in maniera positiva), ma che è abbastanza coerente con la produzione di Toffolo, è la colorazione non realistica, molto accesa, in alcuni punti quasi psichedelica, che accompagna il lettore in maniera più o meno efficace nei vari passaggi.
Utili e interessanti, invece, i riferimenti ai personaggi nell'appendice del volume, che permettono di contestualizzare meglio la musica raccontata da Toffolo e di incuriosire (si spera) il lettore per andare a scoprire un po' di più una musica per lo più sconosciuta. E in qualche modo così faccio anche io, cercando di non farmi influenzare dal parere di Cecilia Ibanez che la cumbia non la ama molto.
E così scopro un genere che, in realtà, aveva già influenzato in qualche modo i lavori di Toffolo con i Tre allegri ragazzi morti (sto pensando in particolare a Primitivi del futuro), ma che è interpretato in una vastità di modi piuttosto ampia, tanto che alla fine posso affermare di non amare particolarmente la cumbia, ma di apprezzare alcune canzoni che in qualche modo ne incorporano le atmosfere, come la Cumbia triste dei Cacao Mental, dove peraltro è ospite speciale lo stesso Toffolo, che è produttore del gruppo di cumbia italiana attraverso La Tempesta.
Nel complesso, comunque, questo primo volume risulta un'operazione riuscita (e forse molte delle perplessità verranno risolte nel volume successivo), visto che mi ha spinto a cercare qualcuno dei musicisti citati da Toffolo, permettendomi di scoprire un panorama musicale nuovo e, come tutti del resto, ricco di robe interessanti e di altre un po' meno.
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