Stomachion

mercoledì 19 dicembre 2018

The First: Destinazione Marte

Ieri sera è stato lanciato con un evento gratuito in vari cinema italiani The First, la nuova serie di Beau Willimon, il creatore di House of Cards. Sono andato al Cinema Arcobaleno, l'unico nella città milanese che ha aderito all'inizitiva per vedere i primi due degli 8 episodi di cui è costituita la prima stagione, in Italia presentata in esclusiva da Tim Vision. Queste le impressioni che mi ha lasciato la serie.
Intanto la trama: The First racconta la sfida della prima missione umana verso Marte. Tutto, però, inizia con un incidente, l'esplosione del razzo che porta il primo equipaggio destinato a giungere sul pianeta rosso. Il protagonista della serie, Tom Hagerty, interpretato da Sean Penn, non è però a bordo della navicella: per un ancora ignoto motivo è stato escluso dall'equipaggio. Ad affiancarlo come coprotagonista troviamo Natascha McElhone che interpreta Laz Ingram, scienziata e CEO della ditta che ha ottenuto l'appalto dalla Nasa per costruire il razzo, denominato come Providence e che possiamo considerare come l'equivalente al femminile di Elon Musk. Ovviamente, oltra ai due protagonisti principali, c'è un contorno di personaggi più o meno secondari, qualcuno più efficace qualcun altro meno, qualcuno più importante di altri, come la figlia di Hagerty, qualcuno con una semplice comparsata. La serie è anche ricca di piccole citazioni, alcune facilmente riconoscibili, come quella di Carl Sagan sul vivere su un granello di polvere spospeso su un raggio di Sole, altre un po' meno.
Come in tutte le serie, i vari personaggi verranno approfonditi man mano che la trama andrà sviluppandosi, ma già in questi due episodi emergono elementi interessanti da quelli che già si intuisce saranno i coprotagonisti della serie, che permettono di fornire riferimenti storici, come quello relativo all'esplosione del Columbia nel 2003, o di costruire il contesto geopolitico: gli Stati Uniti d'America, infatti, sono in una situazione complicata dovendo affrontare i problemi dovuti ai cambiamenti climatici. Questo, unito alle istanze di maggiore concentrazione delle risorse sulle emergenze locali, risulta il principale ostacolo che i protagonisti dovranno superare nel corso dei primi due episodi a fronte del rifinanziamento della missione dopo l'esplosione.
A proposito di quest'ultima, è interessante osservare come la ricostruzione dell'impegno degli scienziati e degli ingegneri della Nasa per comprendere le cause dell'esplosione sia sembrata coerente con una situazione del genere e ancora più interessante è la presunta (come spiegherò a breve) causa dell'incidente: l'equipaggio della Providence, come rito scaramantico, baciava una monetina che poi, prima della partenza, veniva consegnata a un inserviente. A quanto pare, questa monetina, incastratasi in uno dei sistemi di sgancio dei motori laterali, è stata lanciata in direzione del serbatoio principale, bucandolo e provocandone l'esplosione.
Questo dettaglio mette di fronte allo spettatore quanto un progetto del genere si esponga comunque all'imponderabile, come un proiettile sparato ad alta velocità per più o meno citare a memoria la frase dell'ingegnere responsabile del progetto. D'altra parte il pubblio che assiste ai lanci è posto a una tale distanza che immaginare la possibilità per un oggetto che vola ad alta velocità di riuscire a trovarsi nello spazio aereo del razzo risulta particolarmente difficile: bisognerebbe essere parecchio complottisti.
Inoltre la discussione sul rifinanziamento della missione e più in generale tutto The First è fortemente concentrato sugli Stati Uniti e sul loro sforzo per portare gli esseri umani su Marte, stridendo e non poco su come tale missione sembra si possa costruire, come suggerito per esempio da Mars Horizon, ovvero come uno sforzo congiunto di varie agenzie spaziali mondiali, su tutte Nasa ed Esa. Non dimentichiamo che costruire un'astronave, probabilmente in orbita, in grado di portare un equipaggio di 5/6 persone verso Marte e per una missione della durata di almeno due anni (durante i quali gli astronauti devono anche sopravvivere) richiede uno sforzo economico che non è sostenibile da un'unica nazione.
A parte questo piccolo dettaglio (e qualche riferimento cronologico che lascia un po' perplessi), spiegabile con il semplice fatto che, come House of Cards, anche The First vuole essere un modo per discutere gli aspetti sociopolitici degli Stati Uniti attuali, la serie si presenta molto bene e propone in sottotraccia un velato elemento mistery, rappresentato dalla voce narrante, che per quanto non dica affermazioni particolarmente inquietanti, ha un tono e soprattutto si presenta in momenti che la rendono piuttosto equivoca. Ancora non so, nonostante l'interesse per il tema e la cura con cui la serie è stata realizzata, se proseguirò la sua visione. Sta di fatto che ci troviamo comunque di fronte a un bel prodotto dell'intrattenimento, che cerca di catturare il sogno dell'esplorazione e della colonizzazione spaziale coniugandolo con la precisione e il dettaglio tecnico e scientifico necessari.

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