Stomachion

domenica 9 dicembre 2018

Topolino #3289: Droidi, un esercizio di stile

Con una copertina dedicata alla storia di apertura, dove Topolino e Peter Quarky, versione disneyana di Piero Angela, si trovano sull'asteroide 7197 pieroangela, si presenta il Topolino #3289, che oltre alla nuova storia griffata Topolino Comics&Science, di cui scriverò entro poche ore (si spera!) Al Caffé del Cappellaio Matto, ha in sommario anche il terzo e ultimo episodio di Droidi, la nuova saga pikappika realizzata da Alessandro Sisti e Claudio Sciarrone.
Scontato un tanto al chilo
Come già le puntate precedenti, anche questa, nonostante la chiusura di tutti i nodi narrativi aperti dagli autori, risulta incredibilmente veloce, lasciando la sensazione al lettore non solo che la storia, ma anche tutta la saga si sia conclusa in maniera troppo rapida. Rispetto alle saghe precedenti, in particolare quelle di Francesco Artibani, che forse avrebbero giovato di una o due puntate in più, Droidi sarebbe stata molto più efficace come storia autoconclusiva in un unico numero di Topolino o al massimo due.
Inoltre le atmosfere della storia, che richiamavano chiaramente a Philip Dick, e gli indizi seminati sin dal primo numero, hanno reso il finale scontato e atteso, tanto che una conclusione differente avrebbe deluso molto di più del finale ideato da Sisti.
In conclusione Droidi riesce allo stesso tempo a soddisfare e a deludere: soddisfare perché il tema portante viene sviluppato secondo i canoni della letteratura dickiana, senza tradirli ma adattandoli al settimanale disneyano; deludere perché la storia è nel complesso troppo rapida e la sua pubblicazione su più numeri ne ha spezzato il ritmo generale, togliendo parte dell'efficacia del soggetto proposto da Sisti. La struttura delle pagine, però, ha per contro permesso a Sciarrone di proporre ora pagine dense di vignette ora pagine più ariose con poche ma ampie vignette.
Una miniera per Paperone
Visto che de La sorgente del tempo ho già scritto, per questo numero non mi rimane altro che scrivere qualche riga su I misfatti nell'oscurità di Carlo Panaro e Renata Castellani.
La storia di Panaro è abbastanza classica: Paperone si reca in una delle sue miniere di diamanti sparse in giro per il mondo insieme ai nipoti per indagare su alcuni misteriosi furti che avvengono ai suoi danni. Anche in questo caso la storia risulta in qualche modo scontata, in particolare per i lettori di Panaro e più in generale per gli amanti del genere mystery. La storia, però, ha il pregio di proporre un Paperino leggermente diverso rispetto al solito, molto barksiano come spesso succede nei soggetti di Panaro. Questo rende comunque la storia gradevole da leggere fino alla sua conclusione.
Inoltre i disegni della Castellani completano a dovere la storia di Panaro, grazie a uno stile a metà strada tra il tratto rotondo alla Lucio Leoni e quello più squadrato e cartoonesco di Donald Soffritti.

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