Stomachion

giovedì 6 giugno 2019

Una serie di sfortunati eventi: la serie su Netflix

Dopo un'interruzione dalla lettura durata quasi 8 anni, stimolato dalla visione della serie distribuita da Netflix, ho completato la lettura di Una serie di sfortunati eventi giusto poco prima di finire la visione degli episodi della terza stagione insieme con mia sorella.
Per quanto questo serial risulti abbastanza fedele ai romanzi, lo stile narrativo, in particolare quello dei dialoghi, e quello visivo, in particolare la fotografia utilizzata, ricordano molto la serie ideata da Bryan Fuller Pushing Daisies. E a quanto pare non sono stato l'unico a notare la vicinanza stilisica tra i due serial. E non è nemmeno detto che Fuller non sia stato in qualche modo ispirato dallo stile narrativo di Una serie di sfortunati eventi visto che il primo romanzo della serie venne pubblicato nel 1999, mentre Pushing Daisies è stata trasmessa dal 2007 al 2009. Inoltre c'è da aggiungere che lo stesso Fuller su twitter ha confermato di amare la serie di romanzi di Daniel Handler/Lemony Snicket.
Passiamo alla serie di Netflix. Da un lato ottimo il lavoro sui personaggi classici, in particolare il conte Olaf, splendidamente interpretato da Neil Patrick Harris. Interessanti anche gli innesti di personaggi nuovi, che vengono giustificati grazie alla riscrittura della macrotrama generale della Serie che punta soprattutto sul chiarimento di alcuni elementi che in realtà Snicket non chiarisce per nulla. Non è da escludere, visti i brandelli letti su web delle trame degli spin-off, che gli sceneggiatori non abbiano travasato elementi dai libri collaterali alla Serie nel prodotto finale uscito su Netflix. Alla fine lodevole il risultato finale, fedele sia al prodotto originale sia esso stesso originale e in qualche modo più soddisfacente della Serie di Snicket, anche grazie alla copertura dei buchi della trama originale, che come ho scritto potrebbero essere stati coperti attingendo agli spin-off, che sono inediti in Italia. Certo questi buchi sono voluti, all'interno dei romanzi, come ben chiarito dallo stesso Snicket ne La fine: alcuni di essi, però, lasciano un po' l'amaro in bocca, ma anche lo spunto per immaginare come questa storia potrebbe proseguire.
Allo stesso modo la serie televisiva accenna alle possibili conclusioni di molte sottotrame, ma apre anch'essa a possibili nuove storie ancora tutte da immaginare. E questo è, in qualche modo, il bello delle due serie: un invito a continuare per proprio conto a immaginare le avventure dei protagonisti, i fratelli Baudelaire e tutti gli altri che hanno incontrato nella loro strada.

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