Proseguo il recupero dei racconti dei Vedovi Neri di Isaac Asimov. Anche questa seconda raccolta, Dodici casi per i vedovi neri, è ricca di enigmi arguti e interessanti, alcuni relativamente semplici da intuire, altri più complessi e in qualche modo più appassionanti. In effetti questa raccolta presenta anche un racconto particolare, Il delitto ultimo, con il quale si chiude il volume, che è anche la prova di ammissione di Asimov agli Irregolari di Baker Street. Già! E' proprio il racconto in cui si suggerisce che il buon professor Moriarty ha pubblicato un articolo su un ipotetico pianeta i cui resti sono alcune delle rocce che si trovano a ruotare intorno al Sole nella fascia degli asteroidi. A questo racconto ha dedicato un bellissimo articolo Marco Fulvio Barozzi, cui ha fatto seguito anche un mio articoletto. ALtro racconto degno di nota è Mancato assassinio, basato su un equivoco linguistico che ruota attorno alla famosa poesia dell'anello de Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien, il che mostra la vastità degli interessi che aveva Asimov. La raccolta contiene anche uno dei racconti più matematici di Asimov, Venerdì 13, su cui ho già scritto visto che lo lessi grazie alla raccolta Il dilemma di Benedetto XVI. La curiosità su questo racconto è che venne rifiutato dall'Ellery Queen's Mystery Magazine perché troppo complicato, e quindi accolto a braccia aperte per la pubblicazione tra le pagine di Fantasy & Science Fiction.
Questa meritoria rivista pubblicò anche La Terra è tramontata, racconto a tema lunare in cui l'ospite dei Vedovi Neri è tale Jean Servais, che di mestiere progetta colonie lunari. Il committente di Servais è una società cinematografica che deve girare un film di fantascienza ambientato sulla Luna. La sceneggiatura prevede che la colonia lunare venga posta all'interno di uno dei crateri della sua superficie: l'idea di Servais è allora quella di scegliere il cratere Bailly. Ovviamente, invece di approfondire il dilemma di Servais, ovvero perché il suo socio non vuole accettare tale scelta, concentriamoci sul cratere in questione. Così chiamato dall'astronomo francese Jean Sylvain Bailly, che tra le altre cose pubblicò un saggio sui satelliti di Giove e venne ghigliottinato durante il Terrore, si trova nella zona intermedia tra la faccia sempre esposta alla Terra e quella nascosta alla nostra vista. In questo modo la Terra non resta fissa nel cielo della colonia e compie dei movimenti apparenti nel cielo molto simili alla librazione della Luna nel cielo terrestre.
Ad ogni modo è interessante osservare come l'idea di una colonia lunare venga da lontano, sin dallo scienziato russo Konstantin Ciolkovskij. Un forte interesse verso colonie lunari arrivò durante gli anni Cinquanta del XX secolo: tra le molte proposte mi sembra giusto segnalare quella del collega di Asimov, Arthur C. CLarke, che nel 1954 propose di costruire una base lunare costituita da moduli gonfiabili isolandoli con una copertura di sabbia lunare. Dopo aver installato la prima parte della colonia costituita dai moduli abitativi, si andrebbe a gonfiare una cupola più grande e a installare un purificatore d'aria basato sulle alghe, un reattore nucleare (questo a causa della non costante illuminazione solare) e delle catapulte elettromagnetiche con lo scopo di lanciare le forniture necessarie alle astronavi poste in orbita intorno alla Luna.
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