Dopo aver magistralmente chiuso la sua gestione di
Batman,
Chip Zdarsky è passato su un'altra icona supereroistica, questa volta della
Marvel: Capitan America. E come spesso succede quando un autore "di grido" si sposta, la testata riparte dal numero 1. Con
Captain America #1, testata che Zdarsky gestisce affiancato ai disegni da
Valerio Schiti, inizia una saga in cui il Capitano si confronta con Vicor von Doom, Destino, che incontra alla fine del secondo numero, quando il dittatore
latveriano lo accoglie
come un eroe.
Le scene più interessanti, però, le troviamo sul terzo numero di
Cap, quando Destino mostra di avere un rapporto leggermente contrastato con gli Stati Uniti d'America. Secondo il discorso che caratterizza il Destino di Zdarsky, il dittatore, in realtà, prova una profonda ammirazione verso gli Stati Uniti e i valori che dovrebbe rappresentare. Valori che, secondo Destino, sono ben incarnati da Capitan America. Solo che, sempre secondo von Doom, ora l'America ha tradito:
L'America è il nemico, ora, conclude Destino dopo un lungo monologo in cui punta il dito contro le azioni poco edificanti di cui si sono macchiati gli USA nel corso dei decenni dopo la scomparsa di Capitan America alla fine della seconda guerra mondiale.
Non dobbiamo, però, commettere l'errore che le pur giuste critiche che Zdarsky mette in bocca a Destino siano un modo per fornire una caratterizzazione edificante per il dittatore della Latveria. E questo è ben mostrato un paio di pagine prima quando viene esplicitamente paragonato a
Vladimir Putin, anche se il cognome questa volta non viene scritto, come invece fece
Mark Waid nel corso della sua gestione di
Fantastic Four.
Ciò che dice il Capitano alla fine di quella striscia è una ripresa di una famosa citazione di
Benjamin Franklin:
Those who would give up essential Liberty, to purchase a little temporary Safety, deserve neither Liberty nor Safety.
Dal mio punto di vista anarchico, la leggo come un voler dare un maggior valore alla "libertà" e non alla "sicurezza", il che farebbe suggerire come l'idea di stato che aveva Franklin era evidentemente quella di istituzioni deboli e poco presenti nella vita dei cittadini. Esattamente il contrario di ciò che fanno dittatori come Destino. O Vladimir.
Nessun commento:
Posta un commento