A piedi e spensierato mi avvio verso la strada aperta,
Sano, libero, il mondo dietro di me,
Il lungo bruno percorso davanti a me che conduce ovunque io scelga.
La letteratura 
on the road viene fatta iniziare con 
Sulla strada di 
Jack Kerouac, romanzo che è anche (forse soprattutto) un punto di riferimento per la letteratura 
beat. Il fatto che i protagonisti, tra una avventura e l'altra (nessuna delle quali poi così edificante), siano in viaggio nel classico 
coast to coast, l'equivalente statunitense del 
grand tour europeo, giustifica l'inserimento del romanzo anche nell'ampio genere 
on the road, che i due scrittori dei cui romanzi andrò a scrivere quest'oggi hanno reinterpretato in chiave fantascientifica.
La pista dell'orrore
A mio giudizio 
Roger Zelazny è stato uno degli scrittori di fantascienza più influenti nel mondo del fumetto, insieme con 
Philip K. Dick e con 
Albert Elton Van Vogt (come ho anche iniziato a sostenere sull'
approfondimento di Crisi Finale di 
Grant Morrison). Il suo romanzo più famoso è sicuramente 
Signore della luce, che evidentemente ebbe una certa influenza su 
Jack Kirby, che venne chiamato per realizzare le illustrazioni per un suo possibile adattamento cinematografico.
Ben lontano dai temi fondamentali che Zelazny sviluppò nel corso della sua carriera, nel 1967 scrisse, al momento solo come racconto, 
La pista dell'orrore, che poi venne esteso per diventare un romanzo nel 1969. L'ambientazione è post-apocalittica: una zona degli Stati Uniti, a causa di un disastro nucleare, è isolata dal resto dello stato e bisogna portare loro dei medicinali necessari. Per portare a termine una missione in una terra sostanzialmente sconosciuta viene chiamato 
Hell Tanner, imprigionato per omicidio. Ovviamente la ricompensa è la libertà.
Tanner è un personaggio disilluso, in un certo senso in fuga da se stesso, che mi ha ricordato non poco lo 
"Snake" Plissken di 
Fuga da New York, film distopico del 1981 di 
John Carpenter e interpretato da 
Kurt Russell, che andavo puntualmente a sostituire con Tanner man mano che il romanzo procedeva. Altro aspetto interessante sono i mezzi corazzati che Tanner e i suoi accompagnatori (impostigli dal governo) utilizzano per entrare nel deserto nucleare, dei mezzi corazzati imponenti e avanzatissimi che evidentemente qualcosa hanno lasciato nell'immaginario di 
Frank Miller, vista la 
batmobile ne 
Il ritorno del Cavaliere Oscuro. Certo l'ispirazione potrebbe essere venuta anche dal 
film del 1977, che però Zelazny in un certo senso rinnegò, visto che la sceneggiatura di 
Alan Sharp modificò profondamente il romanzo originale, dopo la prima e più fedele sceneggiatura di 
Lukas Heller.
Ad ogni buon conto quella di Tanner è una corsa, che alla fine si conclude con il mezzo preferito da quest'ultimo, la motocicletta, contro il tempo, contro la barbarie che lo circonda, contro la natura stessa che, trasformata dalle radiazioni, diventa implacabile nemica, e in ultimo, come scritto, anche contro se stesso e il suo passato, diviso tra la percezione della giustezza morale delle sue azioni e dalla percezione illegale delle stesse.
Tanner è sicuramente un personaggio interessante, tutto da scoprire così come il romanzo stesso, una corsa senza respiro (o quasi) dove anche un reietto senza nulla da perdere può (ritornare a) essere un eroe.