
A tal proposito ho trovato una bella coincidenza la sovrapposizione tra la lettura di Caressa e il mio breve soggiorno a Torino in occasione dell'inaugurazione della mostra Macchine del tempo, alla sua seconda tappa nel giro dell'Italia dopo la prima installazione a Roma. E tra l'altro è stato anche bello ripassare, un po' casualmente devo dire, di fronte alla sua statua, notando quel La patria pose (se non ricordo male il testo) che un po' mi ha fatto sorridere, visto che è stato naturalizzato francese!
Torniamo, però, al volume di Caressa, tanto lucido e completo nella parte dedicata alla meccanica, quanto leggero e stimolante nella parte dedicata ai giochi matematici, dedicati ai numeri e declinati in vari modi, dalla statistica alla più classica matematica ricreativa. Tra l'altro proprio in questo volume sono tornati giochi risolubili a mente, cosa ovvia se consideriamo che sono stati redatti da Maurizio Codogno!
La biografia di Veronica Giuffré, invece, è dedicata a Benoir Mandelbrot, il matematico che più di tutti ha legato il suo nome ai frattali. Non vorrei, però, sottolineare questo punto, quanto un altro aspetto della sua biografia. La Giuffré, infatti, racconta come Mandelbrot per esprimere con maggiore libertà la sua creatività ha scelto di lavorare in azienda, presso uno degli istituti di ricerca dell'IBM, quello di Yorktown Heights. Cosa che dovrebbe farci riflettere su un po' di cose su come sono organizzate le università (e le aziende) in Europa, soprattutto se consideriamo che Mandelbrot per spostarsi negli Stati Uniti ha rinunciato a un posto sicuro presso l'università di Lille,
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