Il problema di fondo di queste condivisioni è che giocano soprattutto a favore di questi ultimi, e questo perché il singolo evento meteorologico non ci dice nulla sul clima.
Il clima, infatti, viene generalmente descritto da una serie di parametri termodinamici, come pressione, temperatura, ecc., raccolti in un arco di tempo lungo, tipicamente anni. E dunque si può parlare di cambiamenti climatici proprio perché, tra dati diretti, raccolti da stazioni meteorologiche e satelliti in orbita, e dati indiretti, raccolti grazie a prove geologiche (ma non solo), siamo in grado di ricostruire come il clima è cambiato sul nostro pianeta nel corso delle varie ere.
I fattori che influenzano il clima sono diversi: innanzitutto l'attività solare, quindi la concentrazione dei gas presenti nell'atmosfera (e d'altra parte il rapporto tra gli isotopi di particolari gas diventa anche un indicatore dei cambiamenti climatici), in particolare i famosi gas serra, e altri elementi tra cui la potenza termica irraggiata dalla Terra.
L'importanza della potenza termica irraggiata dalla superficie terrestre è strettamente connessa con la capacità dell'atmosfera di trattenere e rimandare verso la superficie tale radiazione, cosa che è regolata dalla concentrazione dei gas serra: in parole povere, per riprendere quelle scritte da Lawrence Krauss su La fisica del cambiamento climatico, l'atmosfera è responsabile di una specie di "effetto coperta". Poiché sulla questione dell'origine dei gas serra, per ora, non voglio dilungarmi, mi è sembrato interessante proporvi il grafico della potenza termica irraggiata dalla superficie del nostro pianeta così come è stata misurata dal Clouds and the Earth's Radiant Energy System della NASA. Ovviamente, maggiore è la radiazione che viene riflessa verso il basso dall'atmosfera, e più aumenterà quella che la Terra rimanderà verso l'alto.

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