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martedì 29 luglio 2025

La meravigliosa utopia dei Fantastici Quattro

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Quando un film è fatto bene, c'è poco altro da dire: Fantastici Quattro - Gli inizi è fatto bene! Il film di Matt Shakman riesce, sicuramente meglio dei suoi predecessori, a portare sul grande schermo la superfamiglia della Marvel Comics e a convincere indubbiamente molto più del Superman di James Gunn, e questo nonostante anche in questo caso non tutto fila in maniera perfetta, come vedremo a breve.
L?elemento con cui i veri credenti devono, però, venire a patti subito è non tanto l'ambientazione, gli anni Sessanta del XX secolo, quanto il fatto che l'influenza dei Fantastici Quattro e di Reed Richards sul mondo ha condotto a un mondo utopico che, rispetto al nostro, presenta un salto tecnologico che in qualche modo stride con il design degli oggetti, molto anni Sessanta, appunto!
Un'idea di questo genere, per quanto abbozzata, era presente anche in Fantasatic Four #503, di Mark Waid e Howard Porter. Nelle pagine iniziali del primo episodio di Azione preventiva un altoparlante all'interno del Baxter Building recita:
...Quel giorno storico una famiglia di esploratori intraprese un volo spaziale che dischiuse un'era di meraviglie. Inondati dalle radiazioni interstellari, i loro corpi cambiarono per sempre... rendendoli superiopri agli esseri umani.
(...)
Avventurieri, esploratori... immaginauti... i Fantastici Quattro proteggono la Terra dai suoi nemici!
E se la parte delle meraviglie in questa Terra alternativa siè sviluppata nel film attraverso, appunto, una meravigliosa utopia scientifica e tecnologica, quella di essere i protettori della Terra è, invece, assolutamente identica a ciò che leggiamo nei loro fumetti.
Per dirla in poche parole: questi Fantastici Quattro sono ciò che sarebbe dovuto essere Superman nella pellicola di Gunn, ma che forse non era perché, in fondo, non aveva abbastanza esperienza.
Shakman, però, guidato dalla sapiente sceneggiatura di Josh Friedman, Eric Pearson, Jeff Kaplan e Ian Springer, rende le origini del gruppo molto più realistiche: Reed, Susan, Johnny e Ben costituiscono una vera e propria spedizione scientifica che non parte di nascosto per seguire le paturnie di Reed, ma si lancia nello spazio per aprire una nuova frontiera al genere umano. Anche in questo caso incontrano delle radiazioni interstellari non meglio specificate, cosa che è da questo punto di vista apprezzabile visto che in parte lenisce il senso di colpa di Reed, che come nel fumetto pensa che avrebbe dovuto in qualche modo prevedere ciò che sarebbe successo, rinforzando gli scudi del razzo.
Allo stesso modo, quindi, Susan, Johnny e Ben sono anche descritti come i migliori nel loro campo, e se nel caso di Reed e Ben è abbastanza semplice capire quali sono i loro ruoli (scienziato geniale il primo, miglior pilota il secondo), per Susan e Johnny bisogna attendere un po'. Mentre quest'ultimo, alla fine, si rivela un abile glottologo, essendo riuscito a decifrare la lingua di Silver Surfer, per Susan emerge soprattutto il suo ruolo di diplomatica. La Terra dei Fantastici Quattro, infatti, è sostanzialmente guidata dalla Future Foundation, che ha preso il posto dell'ONU, a sua volta guidata con grande carisma proprio da Susan.
Nel complesso, in effetti, quest'ultima è il miglior personaggio del film, oltre che il più forte, sia come donna, sia come madre, sia come supereroina. Per riprendere sempre il Fantastic Four di Waid, come disse Victor von Doom, Destino, sul #507:
Ho sempre pensato che Susan fosse più potente di voi tre messi insieme.
A proposito di Destino, brilla per la sua quasi totale assenza, il che da un indizio sulla sua origine: è infatti noto da tempo che il nuovo avversario dei Vendicatori nella prossima pellicola sarà proprio Destino, che non siede nel posto dedicato a Latveria all'interno della Future Foundation, ma lo troviamo invece nella scena post-credit. Supporre, quindi, che il Victor von Doom di prossimo esordio al cinema provenga da questa Terra non è, quindi, cosa così sconvolgente.
Torniamo, però, alla pellicola di Shakman che mette i Fantastici Quattro a confronto con Galactus. La sfida è, ovviamente, impari, ma ancora una volta gli sceneggiatori affrontano la storia originale, apparsa sul #48 di Fantastic Four, sempre opera di Stan Lee e Jack Kirby, adottando un approccio differente, in qualche modo morrisoniano mi viene da dire. Reed, infatti, decide di andare a investigare nello spazio alla ricerca di Galactus e magari sconfiggerlo tra le stelle (cosa impossibile, come vedrà poi), mostrando di aver raggiunto la scienza e la tecnologia del motore a curvatura (che non può essere chiamato così per ovvi motivi). Quando invece lo scontro sembra ormai inveitabile, prova a mettere in atto un piano ambizioso: teletrasportare la Terra in un altro lontanissimo punto dell'universo!
Proprio il confronto spaziale con Galactus presenta una grossa perplessità scientifica: come riescono a uscire dal tunnel spaziotemporale se il motore a curvatura è stato distrutto da Silver Surfer? E soprattutto come riescono, poi, a riaprire un tunnel spaziotemporale senza questo motore?
Ovviamente questi sono dettagli che noterebbero in pochi e che non inficiano la godibilità, nel complesso, del film, anche in assenza dei classici siparietti comici tra Ben e Johnny completamente assenti. Lo stesso Johnny è forse il personaggio meno curato: si capisce molto poco perché viene in qualche modo messo un po' da parte, in alcuni momenti, trattato quasi con sufficienza, in particolare da Reed. E lo stesso rapporto con Ben, come scritto poc'anzi, non viene approfondito abbastanza. Risulta più interessante il suo rapporto con Susan, che quindi fa da vero collante con tutta la famiglia. Johnny, tornando a lui, viene in qualche modo risollevato con la sua interazione con Silver Surfer, diventata un personaggio femminile e non maschile come nel fumetto originale, finendo protagonista di alcune scene visivamente d'impatto.
Insomma, un film convincente ed emozionante.

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