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sabato 19 luglio 2025

Le stagioni di Superman

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Con l'uscita dell'attesissimo film di Superman di James Gunn, Panini Comics ha iniziato a ristampare diversi fumetti dell'azzurrone in tre collane differenti: la Superman Collection, la DC Pocket Collection e Superman. Il primo eroe.
In particolare quest'ultima è realizzata in collaborazione con Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera e ha pubblicato nelle sue prime 4 uscite, suddivisi su due volumi, All-Star Superman e Superman: For All Seasons. In particolare quest'ultima è realizzata dalla premiata ditta Jeph Loeb-Tim Sale subito dopo il successo roboante di The Long Halloween, e così come nel caso di Batman, anche con Superman i due autori sono andati a scavare nelle origini del personaggio, fornendo un'interpretazione diventata fondamentale negli anni successivi.
Un ragazzo di campagna
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La prima cosa che colpisce di Stagioni, il titolo italiano attuale della saga, è come i due autori rinunciano a qualsiasi enfasi sulle origini aliene del personaggio. Sono sì presenti, come ricordato nel primo dei 4 episodi originali, ma non sono importanti. Loeb, che subito dopo For all Seasons avrebbe legato il suo nome a Superman per diversi anni sia nei fumetti sia in TV con Smallville, punta infatti sull'importanza della famiglia adottiva, Martha e Jonhatan Kent, e sulla direzione che hanno dato a Clark. E' in questo senso significativo come la prima delle 4 voci che raccontano la storia è proprio quella di pa' Kent. Questo primo episodio, associato con la primavera, si attesta sostanzialmente sulla stessa linea del Man of Steel di John Byrne, con i poteri di Superman che si manifestano poco alla volta a partire dall'infanzia e fino all'età adulta, al momento di lasciare Smallville. Ci sono, quindi, sprazzi di golden age, che tra l'altro viene omaggiata completamente in una delle storie brevi presenti in appendice al secondo volume dell'edizione del Corriere, ma anche di silver age, visto che anche per Lex Luthor il punto di riferimento sembra essere ancora una volta Byrne.
La fase che possiamo considerare come la costruzione del mito è, invece, affidata all'estate, che vede Lois Lane come narratrice. Superman diventa sempre più presente e importante a Metropolis, ma Loeb non vuole far dimenticare al lettore le origini "campagnole" del personaggio. Clark, infatti, ritorna a Smallville e la sensazione che passa da questo ritorno è quella, appunto, di un non dimenticare le proprie radici, cosa sancita dall'intenso abbraccio tra Clark e il padre nel campo di grano in una splendida doppia splash page di Sale (approfondiremo la sua arte poco più avanti).
Fin qui abbiamo avuto due storie dilatate nel tempo, che si sono svolte nell'arco di mesi se non anni, nonostante la compressione della voce narrante, ma con l'autunno tutto si svolge in un tempo ristretto, pochi giorni in totale, un unico giorno per la maggior parte. A raccontare la storia è Lex Luthor, che idea un piano che mette a rischio tutta la popolazione di Metropolis, ma fornisce a Superman anche la soluzione. L'episodio ha, quindi, il pregio di mettere a confronto i due grandi nemici e sottolinearne le differenze. Quel Non posso essere come te, Luthor è al tempo stesso una dichiarazione di intenti, ma anche il punto debole del personaggio, quello su cui Luthor conta. Il magnate di Metropolis, infatti, nel suo diabolico piano, mette Superman di fronte al dolore della perdita, alla responsabilità, alla consapevolezza del non poter salvare tutti.
E così il nostro torna a Smallville per l'inverno.
La storia, che si pare con una scena in qualche modo distopica con un accolito di Luthor che, nella classica armatura verde, gira per la città controllando il comportamento delle persone in nome della loro sicurezza, viene raccontata dalla voce di Lana Lang, tornata a Smallville dopo anni di assenza. Lana, tradizionalmente la prima fidanzata di Clark, è stata la prima a cui il giovane futuro Superman ha rivelato i suoi superpoteri. E quindi nelle mani di Loeb diventa, insieme con i genitori e il ritorno a Smallville, il motore per la ricostruzione psicologica di Clark Kent. Nel corso della storia Superman ritrova il senso non tanto della sua missione, quanto di se stesso: è per lui impossibile, al di là dei suoi stessi poteri, girare la faccia dall'altro lato di fronte alle persone in difficoltà. E ciò che lo definisce come Superman, ma prima ancora come Clark Kent.
Ed è, in ultima analisi, anche tutto il senso dietro For all Seasons, in cui alla fine, nonostante lo sguardo sul personaggio è esterno e non interno, come accadeva in molti fumetto post-Cavaliere Oscuro, ce lo rende molto più umano che alieno.
Il respiro del fumetto
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Molti commentatori, tra cui Fabio Licari nell'introduzione del primo volume del Corriere, hanno paragonato le meravigliose illustrazioni realizzate da Tim Sale a Norman Rockwell, pittore e illustratore statunitenese, autore anche di alcune iconice copertine della rivista Popular Science (personalmente accosterei Sale, sia per il tratto sia per la struttura delle pagine, al Paul Chadwick di Concrete).
La cifra stilistica di Sale in Stagioni, però, si attestava sostanzialmente su quella di The Long Halloween, con pagine dalla struttura agile, con poche vignette, ma sempre centrate sulla storia. La grande differenza rispetto all'opera batmaniana sono state un uso più intensivo delle splash page singole e doppie e un'inchiostrazione meno carica e opprimente, senza dimenticare gli ottimi colori acquarellati di Bjarne Hansen che hanno esaltato gli spazi ampi dentro cui si Sale muoveva Superman.
Non solo: in ciascuno dei quattro albi originali il disegnatore ha proposto vignette simili per inquadratura e ambientazione, ma le cui differenze sottolineavano la crescita di Clark Kent, come per esempio le vignette ambientate nella sua stanza a Smallville o a Metropolis, o la vignettona ambientata di fronte alla fattoria dei Kent, che nel primo albo rappresenta le origini bucoliche di Clark, mentre nell'ultimo albo rappresenta il lasciarsi alle spalle il passato per abbracciare il futuro, sancito dalla doppia splash page successiva con il ritorno a Metropolis e al Daily Planet.
Dal punto di vista del tratto, invece, abbiamo un Sale che con Superman sembra guardare soprattutto alla golden age, in particolare ai cartoni animati, sia nel modo di ritrarlo in abiti civili, quasi caratterizzandolo un po' fuori dal tempo rispetto a una più moderna Lois Lane (affermazione da inquadrare rispetto a una ambientazione tra anni Ottanta e Novanta del XX secolo, quindi di poco precedente all'uscita della storia, datata 1998). Quest'ultima, invece, ricorda molto da vicino Selina Kyle sia nelle movenze sia nella figura, mentre Luthor richiama il Gene Hackman dei film di Luthor di Richard Donner.
E', probabilmente, una delle opere migliori di Sale, che infatti per For all Seasons ha anche vinto l'Eisner Award, l'unico della sua carriera (personalmente ne avrebbe meritati molti altri).
Edizioni italiane
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Il titolo dell'articolo richiama la prima edizione italiana della storia, edita dalla Play Press su due volumi, proprio come quelli dell'edizione Panini-Corriere. Non presi quell'edizione, forse perché avrei preferito un'edizione in volume unico o forse per il contrario, un'edizione in quattro volumi simile a quella di The Long Halloween, in appendice a Batman.
Fatto sta che quando la storia tornò come Superman: Stagioni in un volume unico della Lion, fui tentato di acquistarla, ma alla fine optai per il non acquistarla: non avevo esattamente un buon rapporto con l'editore che gestiva all'epoca i diritti DC Comics.
Delle tre edizioni Panini, invece, alla fine ho scelto quella in collaborazione con Corriere e Gazzetta sia per una questione di prezzo rispetto all'edizione in volume unico, sia per una questione di formato rispetto all'edizione pocket, che nonostante non sia esattamente tascabile, ma comunque non rende completa giustizia agli splendidi disegni di Tim Sale.

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