Stomachion

mercoledì 30 luglio 2025

Lo squalificato

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Avevo già acquistato il manga di Junji Ito, trasposizione del romanzo di Dazai Osamu, per cui non potevo non acquistare anche il romanzo originale.
Lo squalificato racconta le peripezie di un giovane aspirante artista, Oba Yozo, dall'infanzia e fino all'età adulta. Il racconto, in prima persona, quasi un'autobiografia, viene aperto e chiuso da alcune pagine in terza persona relative al ritrovamento di questa specie di diario ricco di riflessioni sulla natura umana, il senso della società, l'idea di una vita adulta che il protagonista non sembra mai afferrare.
Oba Yozo, infatti, si sente fuori dal mondo, impossibilitato a comprenderlo appieno:
In sostanza, ancora oggi io non ho idea di come funzioni l'essere umano. L'ansia generata dalla profonda differenza che sembra esserci tra il mio concetto di felicità e quello di tutti gli altri mi fa rigirare nel letto gemendo, mi fa uscire di senno. Ma io, sono felice? Fin da bambino mi hanno sempre ripetuto che sono fortunato, eppure per me è stato un inferno, incomparabilmente peggiore rispetto alle vite di quanti me lo andavano ribadendo. Ho perfino pensato che mi fosse stata imposta dalla sorte una buona decina di sventure, una sola delle quali sarebbe stata sufficiente a trasformare chiunque altro in un assassino.
E quindi ecco l'epifanica visione di se stessi:
Ecco cos'ero: un rospo. A prescindere dall'essere tollerato o escluso dalla società. Ero una bestia inferiore a un cane o un gatto. Un rospo. Solo un rospo che si spostava lento.
In qualche modo Oba Yozo continua a sopravvivere, tra serate brave ricche di droga, sesso e alcol e un barcamenarsi ondivago, un po' reggendosi sui soldi del padre, un po' su piccoli lavoretti per riviste erotiche, interrogandosi a volte sulla natura umana e su questa forte, rigida, spaventosa struttura nota come società, giungendo alla fine alla conclusione che
la società fosse costituita da un unico individuo. Una convinzione che da quel momento mi permise di agire secondo i miei comodi.
O estremizzando, la società è costituita da quell'unico individuo con cui si sta interagendo.
Siamo, alla fine, ben oltre a quello che Maria Cristina Gasperini, curatrice e traduttrice dell'ultima edizione del romanzo, definisce come l'eroe sconfitto. E questa sconfitta è sancita dal paradosso logico nel quale il protagonista, e con esso lo scrittore, si trova incastrato. Chiuso dentro convenzioni sociali che non riesce a comprendere, ma che alla fine in qualche modo gli indirizzano la vita, anche solo nel tentativo di sfuggire da esse. O forse dalla vita stessa:
Ecco, io non capisco come facciano gli altri a non togliersi la vita, o impazzire, proseguendo invece a dibattere di politica, perpetuando la loro lotta per l’esistenza senza prestare il fianco a disillusione e stanchezza.
Alla fine nulla si sa del destino finale del protagonista, se abbia abbracciato questa scelta estrema, proprio come invece ha fatto il suo creatore, Dazai Osamu, morto in un suicidio rituale d'amore insieme con la sua amante dell'epoca.

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